Per quanto possa apparire assurdo le conoscenze scientifiche degli europei del 1500 non erano nulla in confronto a quelle dei Greci del 200 a.C.
Il pensiero scientifico, così come l’arte e la tecnica, nel corso della storia hanno subito arresti più o meno lunghi a causa di guerre e conquiste che hanno distrutto periodicamente uomini e conoscenze. Così accadde col pensiero ellenistico ai tempi della conquista romana che rase al suolo e assimilò i resti di una civiltà alla quale dobbiamo tutto, ma le cui scoperte rimasero nel limbo per 2000 anni, fino al Rinascimento.
La convinzione medievale che la Terra fosse piatta venne sfatata solo nel XVI secolo, ma Pitagora aveva già teorizzato la sfericità della Terra, nel 525 a.C.
Meno di un secolo dopo un altro filosofo, Filolao di Crotone, aveva scoperto che la Terra non era immobile ed Eraclide Pontico, aveva dedotto che il nostro pianeta ruotava su se stesso e che Mercurio e Venere ruotavano intorno al Sole.
Fu Aristarco di Samo (310 – 230 a.C.) a scoprire con i suoi calcoli astronomici che anche la Terra ruota intorno al Sole con orbita circolare, formulando per primo quel sistema eliocentrico che ancora dava tanti grattacapi a Galileo 18 secoli più tardi. Il geniale Aristarco aveva anche ipotizzato che le stelle si trovano ad una distanza quasi infinita dal nostro pianeta.
I pensatori antichi non essendo oppressi da una mentalità che vuole la specializzazione a tutti i costi, erano spesso sia letterati che scienziati e questo favorì (proprio come in epoca rinascimentale) lo sviluppo di un pensiero ricco e, oggi si direbbe, interdisciplinare.
Eratostene di Cirene (276 – 194 a.C.) era matematico, astronomo, geografo e poeta. Tra le sue più importanti scoperte si annoverano la misura dell’inclinazione dell’eclittica, la compilazione di un catalogo di 675 stelle, andato perduto, e la misura della circonferenza terrestre in 250.000 stadi egizi (39.400 km) con un errore di soli 600 km. Viene ritenuto il primo geografo della storia, inventore sia del termine “geografia” che del termine “filologo” e, pare, anche della prima sfera armillare, strumento che consente la rappresentazione della sfera celeste e la descrizione del moto delle stelle intorno alla Terra.
Nel 125 a.C. un altro astronomo greco, Ipparco di Nicea, scopritore della precessione degli equinozi e della durata dell’anno solare in 365 giorni e 6 ore, aveva anche stimato che la distanza tra la Terra e la Luna era di circa 30 diametri terrestri (370.000 km) con un margine di errore dello 0,3%, partendo dall’osservazione di due fasi di un’eclisse lunare totale e procedendo a complicatissimi calcoli.
Quando gli antichi romani iniziarono ad apprezzare e “riesumare” i resti di quello che era stato il pensiero ellenistico, ormai non c’era più nessuno in grado di spiegare o riprodurre i ragionamenti che avevano portato a quelle conclusioni, così per molto tempo alcuni concetti vennero presi come dogmi, oppure gli studiosi provavano a fare ipotesi che di scientifico avevano ben poco, non solo in campo astronomico.
Basti per tutti come esempio la spiegazione che il naturalista romano Plinio diede a proposito della forma esagonale delle cellette delle api, cioè “ogni cella è esagonale, perché ognuna delle sei zampe dell’ape ha fatto un lato”, non riuscendo a comprendere dagli studi ellenistici sulla vita delle api ciò che successivamente capì invece il matematico Pappo di Alessandria, cioè che l’esagono regolare presenta un rapporto area-perimetro maggiore rispetto ad altri poligoni regolari, permettendo così alle api di usare meno cera possibile nella costruzione del favo.
Quando, in epoca rinascimentale, migliaia di testi antichi tornarono alla luce e finirono nelle mani di artisti e intellettuali “pronti” per comprenderli, o semplicemente non più disposti a seguire dei dogmi tramandati per due millenni senza spiegazioni, ecco che la cultura rifiorì in ogni campo
Però purtroppo quel che è perduto è perduto. Non sapremo mai quante altre conoscenze, opere, costruzioni, invenzioni siano state distrutte per semplice sete di conquista e profonda ignoranza.
Sappiamo che questo pericolo è sempre dietro l’angolo e la brama di potere è sempre inversamente proporzionale ai progressi culturali. Stiamo all’erta. Non possiamo periodicamente “riavviare il sistema-umanità” se non a carissimo prezzo.
(fonte: “La rivoluzione dimenticata” di Lucio Russo, Milano, Feltrinelli, 1996)
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