Confesso, c’è un idolo nella mia vita. Un idolo morbido e confortante al quale non potrei mai rinunciare: il cuscino. Certo non lo venero al punto di sposarmi con lui come ha fatto due anni fa un coreano, ma dormire senza cuscino lo ritengo una tortura e quando mi capita di trovarne uno di piume non resisto, me lo accaparro subdolamente prima che altri se ne accorgano e lo sistemo nel mio letto. Da alcuni anni poi se ne trovano di terapeutici riempiti di semi, pula o crusca, anatomici, riscaldabili e raffreddabili, da viaggio, tutti destinati a sorreggere meglio il collo in ogni situazione. Una vera goduria.
Lo so che il vero genio da sempre dorme 4 ore per notte come Edison e Voltaire o che si regge a forza di pisolini di 20 minuti come un novello Leonardo Da Vinci, ma grazie al cielo non sono nata genio.
Questa mia passione ultimamente ha subito però un piccolo shock alla notizia dell’invenzione di una versione “iper-tecnologica” con ninna-nanna, sveglia soft e lucine albeggianti per rendere il risveglio più naturale. Insomma, a parte che basterebbe tenere le finestre semi-aperte per svegliarsi “naturalmente”, ma l’idea di avere un apparecchio elettronico a contatto con la testa mi ha riconciliato con l’incomprensibile cuscino di San Francesco: un blocco di pietra levigato, posto su un giaciglio anch’esso di pietra.
Perché anticamente noi umani abbiamo inventato un oggetto così scomodo per dormire? Anche gli antichi Egizi usavano cuscini di legno e i Cinesi di porcellana. In realtà si trattava di poggiatesta, usati presumibilmente per mantenere durante la notte la giusta curvatura delle vertebre cervicali, ma una parte di me rifiuta di credere fossero usati davvero nella vita quotidiana e il fatto che ne siano stati ritrovati esemplari preziosissimi, decorati e tempestati di gemme, a reggere il capo di salme nelle tombe mi convince che solo a questo uso fossero destinati perché quella è l’unica posizione in cui sia possibile dormire con un poggiatesta marmoreo (a meno che non siamo gheishe costrette a riposare poggiando il collo sull’hakomakura per non rovinare l’opera d’arte tricotica che abbiamo in testa).
Ricordo ancora la sorpresa moltissimi anni fa, durante un soggiorno in Francia, di trovare nel letto un grosso cuscino cilindrico, il cosiddetto “cuscino provenzale” … passabile via, poi si faceva perdonare con la sua originalità sebbene ricordasse un po’ un bracciolo da divano.
In Nord Europa invece pare che i cuscini tradizionali siano grossi quadrati 80×80, molto alti, soffici e mollicci in cui sprofondare, in verità piuttosto scomodi, e terribili per la schiena: io li ho sempre destinati alla funzione di cuccia per il cane.
Il cuscino come lo intendiamo solitamente, cioè una federa rettangolare di stoffa, riempita di materiale morbido è invece proprio “made in Italy”: fu inventato dagli antichi romani ed era riempito con paglia o piume, ma serviva principalmente per rendere più comoda la seduta, infatti la sua etimologia deriva da coxa, cioè coscia, infatti sarebbe più corretto indicare con “cuscino”, quello quadrato per le sedie e con “guanciale” quello destinato ad accogliere i nostri sogni.
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