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I 4 Nani e i 4 Figli del Vento

mappa disegnata da Nicolas Sanson (1600-1667) elaborazione ©Fototeca Gilardi

In molte culture ai 4 punti cardinali sono associati 4 Guardiani che proteggono le entrate del Mondo e corrispondono spesso a 4 colori dotati di valenze sacre.
Nella tradizione induista ad esempio, a guardia del Nord di colore giallo, abbiamo Kubera, dio della ricchezza, seduto su un leone e con una mangusta (nemica dei serpenti, simbolo di avidità e odio) sotto il braccio sinistro.
Sovrano degli spiriti maligni, Yama è invece guardiano del Sud e custode del confine che separa il ciclo continuo delle esistenze, dall’immortalità. Indossa, come elmo, la proboscide conquistata ad un mostro sconfitto con la sua leggendaria spada ed è capo di una popolazione di nani dal muso di bufalo, i kumbhanda , i quali devono il loro nome ad una strana caratteristica anatomica: dei testicoli giganteschi. A Yama è associato il colore blu, che evoca, lussuria e vitalità.
Ad Est di colore bianco, c’è Indra signore dell’alba e della luce. Suonatore di liuto è anche Re dei musici celesti che dilettano con la loro arte, gli dei.
Infine a Ovest troviamo Varuna, dio delle Acque, signore del Cielo, della Pioggia e delle schiere dei Naga, i cui occhi sono il Sole e la Luna. La sua pelle è di colore rosso.
Anche la tradizione degli indiani Lakota associa figure molto poetiche ai punti cardinali che corrispondono a suggestive divinità guardiane e protettrici, figlie di Tate, il Vento.
Il Nero Ovest è considerato il primo punto cardinale. Occupato da Yata, il quinto figlio di Tate, è la direzione degli Esseri Alati e delle creature del Tuono. Il tramonto è per i Lakota il momento indicato per le cerimonie di meditazione, in cui si può comunicare con il mondo dello Spirito.
Il Rosso Nord, da cui provengono l’inverno e la neve, è dimora di Wazi Yapa signore della Tromba d’Aria che custodisce la dimora dei Rigeneratori, poiché sotto la coltre di neve invernale, la Natura si prepara alla rinascita.
Per i Lakota il Giallo è associato all’Est, la Porta del Sole di cui Yap, latore di luce e di nuovi inizi, è Signore.
Infine abbiamo il Bianco Sud, l’ultimo punto cardinale in cui Tate il Vento inviò il suo figlio minore Okaga. Luogo di passaggio tra i vivi e i morti il sud rappresenta la Direzione del Mondo dell’Aldilà, ma è proprio da Sud che spirano i venti caldi i quali consentono alla Madre Terra di produrre i frutti che alimentano la Vita.
Ma vi siete mai chiesti da dove derivano i nomi dei nostri punti cardinali nord, sud, est e ovest?
L’origine di questi nomi è indoeuropea, ma arriva a noi attraverso l’antico inglese passando per la mitologia norrena: secondo il mito scandinavo della creazione, quattro nani all’inizio del tempo furono posti a guardia e reggenza dei quattro punti cardinali del mondo. I loro nomi erano: Sudri (Sud), Nordri (Nord), Austri (Est) e Vestri (Ovest).
È piuttosto facile ritrovare nella parola Sud, la radice inglese di sun (sole) anticamente indicato come suth, sunth o sunthaz, in assonanza col Sudri norreno. Analogamente alla parola latina che indica questo punto cardinale (cioè Meridione, da meridiem = mezzogiorno) il termine deriva dal fatto che, per qualsiasi popolo dell’emisfero boreale, il Sole alla sua massima altezza si trova in direzione Sud.
Il nano Nordri, diventato North in inglese, Norte in spagnolo per poi trasformarsi nel nostro Nord, ha origini più incerte. Pare infatti che si possa ricollegare alla radice indoeuropea “ner-“ che significa “a sinistra”, evidentemente alludendo alla sinistra del punto in cui sorge il sole. I latini utilizzavano però un termine alternativo per questo punto cardinale: lo chiamavano infatti Settentrione (septem triones) cioè “i sette tori da traino”, definizione poco aulica delle sette stelle dell’Orsa Maggiore, indicanti il Nord ai naviganti.
L’etimologia di Est (Austri), il punto in cui sorge il Sole, discende invece dalla radice indoeuropea “ aus-“, cioè “brillare” da cui il greco Eos (aurora). In mancanza di termini nordici, per lungo tempo anche per questo punto cardinale, gli antichi Romani si arrangiarono con una parola alternativa: Oriente, dal latino solem orientem, ovvero Sole nascente o Levante.
Infine l’Ovest, il punto in cui il Sole tramonta: il nano Vestri, che condivide la propria origine con il termine vespro, deve le sue origini alla parola Wes-pero- radice indoeuropea per indicare “tramonto” e “sera”. In ambito latino corrisponde al termine Occidente, da occasus solis (caduta del sole) essendo l’Ovest la direzione verso la quale il sole scompare a fine giornata.

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