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Guanti d’amore e di guerra

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Thor ne aveva un paio di ferro, molto utili per maneggiare il suo magico martello Mijollnir.
Quelli di Venere invece erano di leggerissima garza, cuciti dalle Grazie direttamente sulle divine mani, per medicare le ferite che la

dea si era procurata cadendo sui cespugli durante una fuga.
Che siano nati per servire l’Amore o la Guerra, per noi umani i guanti hanno una storia più semplice: nascono nei paesi nordici, come dichiara il loro nome (wanta) di origine germanica, allo scopo di proteggerci dal freddo. Nascono come manopole, poco più di “sacchetti” di pelo, per poi raffinarsi nel corso dei secoli fino a ricoprire un ruolo centrale nel mondo cavalleresco e nella moda femminile.
Nei tempi antichi un guanto riempito di terra veniva scambiato tra il proprietario e l’acquirente di un terreno come atto di cessione di un campo: il potere che passa da una persona all’altra attraverso un guanto. Forse per questo, quando un sovrano investiva un vassallo di pieni poteri o affidava ad un cavaliere una missione particolarmente delicata, riponendo in lui piena fiducia, faceva il gesto di donargli un guanto. Allo stesso modo durante l’incoronazione dei re, i guanti destinati al futuro sovrano erano benedetti nella cattedrale, come simbolo dell’investitura divina a regnare.
Se donare un guanto significava mettersi nelle mani di qualcuno, attribuirgli potere o donargli la propria protezione, gettare un guanto in faccia o ai piedi di qualcuno assumeva il significato di sfida, una vera dichiarazione di guerra o di lotta all’ultimo sangue, tanto che persino il giudice medievale condannava il colpevole alla pena capitale gettandogli contro un guanto.
Anche l’utilizzo sportivo di questo oggetto era piuttosto diffuso in epoca medievale, nel gioco della palla e nel tiro con l’arco (a protezione della mano che tendeva la corda), ma soprattutto nella caccia col falcone, che necessitava di un robusto guanto di cuoio che ricopriva anche l’avambraccio del falconiere.
Sulle delicate dita delle dame i guanti assunsero invece un carattere prettamente estetico: di seta, di canapa o di pelliccia, ricamati, foderati, chiusi da bottoni, fatti di maglia, di pelle, ricamati d’oro e d’argento non servivano solo come protezione per cavalcare, ma anche come accessorio per arricchire il guardaroba delle fanciulle, con gran soddisfazione dei guantai di tutta Europa che, tra il XII e il XV secolo prosperarono, soprattutto in Francia, Spagna e Italia.
Col diffondersi dei guanti come capo di moda nelle corti europee, si sviluppò anche un galateo nel loro uso, con minuziose prescrizioni sul come e quando indossarli (mai in chiesa o davanti ai sovrani, mai ballare o salutare con i guanti: dare la mano a qualcun altro con il palmo guantato era un segno di maleducazione poiché i guanti indicavano superiorità), mentre diventano uno dei doni più prestigiosi destinati ai laureati.
Nel XVIII secolo, con la Rivoluzione Francese tutto si semplifica e appaiono i mezzi guanti di cotone, di merletto che, dopo un breve ritorno all’elegantissimo guanto lungo dei primi dell’Ottocento, saranno i più amati dalle nostre bisnonne fino a tutto il Novecento.

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1 commento su “Guanti d’amore e di guerra”

  1. Condivido il tuo bellissimo articolo e aggiungo che, secondo me, sono l’indumento che più rappresenta il gusto di chi li indossa, anche se oggi poche sono le donne che li portano… Simbolo di potere e di grazia, un tempo i fidanzati usavano regalarli alla beneamata, sperando che non li rifutasse… se la dama li indossava al prossimo appuntamento dato, significava ok, puoi andare avanti nel corteggiamento…

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