In occasione del Giorno della Memoria centinaia di immagini ci travolgono con tutto il loro orrore e il loro dramma per ricordarci a cosa può arrivare l’uomo quando non riconosce nell’altro, un suo simile. All’inizio di ogni orrore c’è questo mancato riconoscimento, figlio dell’odio scientemente coltivato da coloro che ne traggono vantaggio. Tuttavia nulla in questo mondo è privo di un contrappeso e, se la storia trabocca di coltivatori di odio, ogni qualvolta l’umanità è minacciata da guerre, persecuzioni e schiavitù, una schiera di invisibili resistenti coltivatori di solidarietà sembrano emergere dal nulla, costellando i luoghi più oscuri per strappare vittime all’odio. Essi restano quieti e in attesa finché intorno tutto procede senza troppi scossoni, ma emergono non appena l’artiglio del potere si fa più stringente e crudele, creando istintivamente una barriera tenace contro l’ingiustizia e proteggendo in silenzio l’umanità minacciata.
Il Giorno della Memoria non serve solo a rammentarci l’orrore, ma anche a ricordarci che ogni volta che l’orrore riemerge siamo tutti chiamati a decidere da che parte stare, se essere carnefici o protettori; siamo chiamati a non chiudere gli occhi, a mettere in atto azioni coraggiose, a fare il possibile perché l’indifferenza non alimenti la morte di persone innocenti.
Lo sterminio del popolo ebraico va ricordato non solo perché ci porta in eredità testimonianze inconfutabili sulla crudeltà umana, ma anche perché ha visto schierarsi molti coraggiosi che lo Stato di Israele ha riconosciuto ufficialmente nel lungo elenco dei “Giusti tra le nazioni”, cioè di coloro che a rischio della vita costituirono un argine alla follia nazifascista.
E se tra i Giusti italiani troviamo personaggi conosciuti come Perlasca e Bartali, la maggioranza di chi ha scelto di stare dalla parte dell’umanità fa parte di una folla di sconosciuti: partigiani, religiosi, militari, civili, gente qualunque che ha avuto il coraggio di rifiutare una comoda indifferenza di fronte al male.
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