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Florence Nightingale e la nascita dell’infemieristica professionale

Florence Nightingale e la cura dei soldati feriti, elaborazione ©Fototeca Gilardi

Questo 2020, finora mestamente monotematico, è ricco di anniversari che purtroppo stanno passando sotto silenzio e rischiano di non essere celebrati come dovrebbero; il Bicentenario che cade il prossimo 12 maggio è invece di strettissima attualità, poiché si inserisce perfettamente nel clima di questi mesi portando in primo piano alcuni dei protagonisti della crisi sanitaria mondiale: gli infermieri.
Il 12 maggio 1820 nasceva infatti, a Firenze, Florence Nightingale la fondatrice della professione infermieristica moderna, la donna che rivoluzionò questo mestiere (un tempo esclusivamente femminile) e che introdusse prassi igieniche e rigorose rilevazioni statistiche, ancora alla base della cura ospedaliera.
Di famiglia alto borghese, rifiutò il ruolo di moglie allora destinato alla maggior parte delle donne della sua classe sociale per dedicarsi alla cura delle classi povere. Il fatto che il padre fosse un epidemiologo l’aveva abituata ad osservare gli ambienti con un occhio particolarmente attento ai fattori di possibile contagio e, istintivamente interessata alla salute pubblica, era abituata a prendere nota di ogni informazione significativa (numero ospedali, numero pazienti, personale medico, percentuale decessi e guarigioni, motivi dei decessi, etc. ), abitudine che la aiuterà in breve tempo ad assumere cariche importanti nell’ambito sanitario britannico.
Fin dall’adolescenza il suo carattere determinato non ebbe esitazioni di sorta di fronte a questo progetto che la vedeva abbracciare una professione “bassa” e, forte dei suoi contatti con la classe dirigente inglese, mise presto le sue conoscenze al servizio della riforma delle Poor Laws che prevedeva una campagna di miglioramento delle cure mediche negli ambulatori delle tristemente note “workhouses” dove i poveri venivano sfruttati come schiavi, con il pretesto di guidarli alla ricerca di un lavoro che li tirasse fuori dalla miseria.
Florence Nightingale, a soli 24 anni diventa così il perno di questa impresa di riforma del welfare inglese e ottiene dal padre una rendita che le permetterà di dedicarsi ai suoi studi e a quella che lei stessa sentiva come una vocazione. La sua fama si deve però all’intervento di assistenza negli ospedali militari in Turchia durante la guerra di Crimea, dove si recò grazie all’approvazione di un suo grande sostenitore, Sidney Herbert allora ministro della guerra, organizzando un gruppo di infermiere volontarie e imponendo nuove prassi igieniche persino ai recalcitranti medici. Fu in quel periodo che nacque l’icona della “Signora con la lampada” veicolata dalla stampa dell’epoca, che racconta con questo semplice appellativo l’attenzione della Nightingale per le condizioni generali dei malati che era solita controllare accuratamente anche di notte, portando conforto non solo fisico, ma anche morale.
Al ritorno in patria, dopo una rigorosissima quarantena autoimposta a causa di un’infezione che aveva contratto al fronte, fu incaricata dalla Regina Vittoria di stendere il rapporto finale dei lavori della Commissione Salute dell’Esercito, basato sulle sue accurate rilevazioni statistiche e adottato come base per la costruzione dei futuri ospedali, militari e non.
Il passo successivo della giovane Florence Nightingale fu quello di fondare, grazie alla fama che le permise di attirare generosi finanziamenti privati, una prestigiosa e selettiva scuola per infermiere a Londra, un ospedale nei pressi della sua casa di famiglia e un College per medici donna, in collaborazione con la prima donna medico inglese, Elizabeth Blackwell.
Notes on Nursing”, un breve libricino che la Nightingale scrisse nel 1860 con le indicazioni generali della professione (necessità di personale qualificato, prevenzione, educazione sanitaria, rigorosa pulizia, igienizzazione, accoglienza, capacità relazionale dell’operatore con il paziente) è ancora oggi una pietra miliare degli studi infermieristici moderni.

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