Ogni giorno, dai luoghi più impensati, arrivano annunci sugli ambiti che la politica e la cultura ritengono di dover riservare alle donne del futuro: cucina e camera da letto. Ambiti, che a ben vedere sembrano esattamente gli stessi che la società ha sempre riservato alle donne fin dall’antichità.
La sottile insofferenza al “femminismo” si sta trasformando in una sconcertante acquiescenza a essere docilmente ricondotte nella solita “gabbia” che ci ha ospitate per secoli.
Ebbene, diamo uno sguardo da vicino a questa gabbia. Per farlo è sufficiente sfogliare le immagini degli almanacchi di economia domestica di 70 anni fa, da cui le nostre nonne e bisnonne traevano ricette di cucina, rimedi per la pulizia e persino formule di bellezza. Accanto a ricette con ingredienti poveri, cucinati per fare bella figura anche in condizioni di penuria, troviamo pubblicità di utensili per la casa, delle prime invenzioni per l’attività domestica, vere portatrici di gioia nella vita delle donne, oppure di tagliacipolle, frullini, pentole a pressione, o consigli per fare la spesa. Uno spaccato di ciò che erano (o dovevano essere) i bisogni femminili meno di un secolo fa. Ci sembra ancora molto familiare, vero?
Tra le più celebri rubriche di economia domestica rivolte alle massaie, troviamo “Tra i fornelli” oppure “La massaia scrupolosa” tenute negli anni Quaranta da “Petronilla”, sulle pagine della Domenica del Corriere.
Petronilla in realtà si chiamava Amalia Moretti Foggia, era figlia di farmacisti e fu la terza donna in Italia a laurearsi in medicina. Per un certo tempo aveva tenuto una rubrica di consigli medici con lo pseudonimo maschile (presumibilmente per questioni di credibilità) di Dottor Amal , poi era passata alla rubrica di economia domestica con uno pseudonimo femminile. Petronilla consigliava le madri durante la guerra, suggerendo metodi per mantenere le redini della famiglia in assenza degli uomini, allo scopo di preservare una dignità e una parvenza di normalità nel disastro. Certo i suoi articoli non sembrano apparentemente diversi da quelli odierni, ma ci sono due differenze sostanziali che creano un abisso tra le rubriche di economia domestica di 70 anni fa e le attuali.
Petronilla scriveva in tempi durissimi di guerra e privazioni; in quell’epoca la donna capace di accudire figli e famiglia si avvicinava più alla figura di Wonder Woman, che a quella decorativa che propongono oggi. Allora il problema era mettere in tavola qualcosa e possibilmente qualcosa di gustoso in mancanza degli ingredienti principali, uova, zucchero, caffè, farina, burro.
Oggi al limite il problema è quello di reperire le bacche di goji o la farina di carrube o mandorle, perché scegliamo una dieta particolare.
Allora i consigli erano dati da una donna assolutamente fuori dai canoni, laureata in una materia dalla quale storicamente erano escluse le donne, colta ed emancipata, una mosca bianca. Dalla sua penna scaturiva, anche inconsapevolmente, un messaggio volto all’indipendenza femminile, al coraggio di cavarsela in ogni circostanza, pur senza uomini.
Oggi i vari blog di consigli di vita domestica, senza sminuirne la qualità, sono tenuti da donne certo creative, ma spesso forzatamente a casa dopo aver rinunciato al lavoro per dedicarsi alla famiglia o aver addirittura perso l’impiego a causa della maternità. Il diverso background delle autrici, il diverso temperamento, permeano tutta la comunicazione che scaturisce da questi “blog” i quali rischiano di evocare, invece che una possibilità di “uscita dagli schemi”, un ritiro dal mondo apparentemente dorato, certo piacevole, ma di direzione opposta rispetto a quello delle nostre bisnonne.
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