Quest’anno l’equinozio di primavera sarà accompagnato da un’eclissi di Sole parziale, visibile anche dall’Italia il 20 marzo, quando la Luna offuscherà la nostra stella per qualche minuto.
I fanatici delle eclissi sono già al polo Nord, o meglio alle Svalbard, per godersi il picco di oscurità, mentre a noi basterà inforcare un paio di occhiali opportunamente oscurati e alzare lo sguardo tra le 9,24 e le 10,44 (se viviamo al Nord Italia), tra le 9,23 e le 11,42 (se in Italia centrale) e tra le 9,20 e le 11,26 (se viviamo al Sud).
Il fenomeno del “Sole nero”, sebbene ormai scientificamente spiegabile, continua ad affascinarci e a suggestionarci, come se dentro di noi risuonasse l’arcaico ricordo di quella “rottura dell’ordine cosmico” in cui i due principali elementi del cielo entrano in conflitto, invece che inseguirsi sempre per non incontrarsi mai. Gli antichi Babilonesi credevano che, durante l’eclissi, sette demoni divorassero il Sole. I Vichinghi immaginavano invece una coppia di cani celesti che si inseguivano: quando uno dei due riusciva a prendere l’altro, ecco che si verificava l’eclissi. In Vietnam si credeva che fosse una rana o un rospo a divorare il Sole o la Luna. Anche in cinese la parola più antica per descrivere l’eclisse è shih, che significa appunto “mangiare”. Per esorcizzare questo pasto celeste, si faceva rumore allo scopo di spaventare il demone o l’animale: la gente usciva in processione battendo su pentole, scodelle o tamburi per scacciare l’essere che stava divorando il sole o la luna.
Nella mitologia induista è invece la testa del demone Rahu a inseguire il Sole e la Luna nel cielo per vendetta: Rahu, travestito per poter rubare un sorso di elisir dell’immortalità, fu visto dal Sole e dalla Luna che avvisarono il dio Vishnu, il quale tagliò la testa al demone mentre beveva il magico liquido. Per questo solo la testa di Rahu è immortale e continua ad inseguire Sole e Luna per inghiottirli, ma inutilmente, perché quando li raggiunge e li divora, il Sole e la Luna escono nuovamente dal fondo della testa e riappaiono lucenti nel cielo.
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