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Crediti ban…cari

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Banco” e “banca” sono termini antichissimi, i primi ad indicare i luoghi in cui nacque l’attività di credito, attività di cui abbiamo testimonianza fin dall’epoca sumera. Già in Mesopotamia infatti c’era l’abitudine di far custodire i propri averi dai sacerdoti del tempio e l’usanza la ritroviamo in Grecia, dove operavano i trapeziti, gli antichi banchieri, da  trapeza che in greco antico vuol dire appunto “banco”, “tavolo”.
I trapeziti privati e i sacerdoti greci agivano come veri e propri cambiavalute e consulenti finanziari: ricevevano depositi di denaro, erogavano prestiti a privati o a città-stato, investivano i beni a loro disposizione, raccoglievano tasse, tributi, cambiavano la valuta dopo accurato controllo sia del valore intrinseco che del valore nominale e commerciale del conio. Tutto il Peloponneso dipendeva, dal punto di vista economico, dal santuario di Olimpia, così come il santuario di Delfi e il Partenone finanziavano rispettivamente la Grecia centrale e la città di Atene, dal momento che fungevano anche da deposito di ricchezze dello stato. Nei templi in origine si custodivano i doni degli stati alle divinità, poi i beni delle città. Il tempio che custodiva il più antico tesoro greco di cui si abbia notizia è l’Artemisio in Efeso.
All’epoca i tassi d’interesse applicati ai prestiti erano ben superiori al 10%, arrivando fino al 30% per investimenti relativi all’acquisto di imbarcazioni, soggette a naufragi e per questo considerate “investimento ad altissimo rischio”.
In epoca ellenistica l’attività creditizia privata e quella pubblica si separarono, ma in ambiente romano, le attività bancarie rimasero sostanzialmente analoghe a quelle greche, ben oltre la caduta dell’Impero.
In epoca medievale, alla ripresa dei traffici economici, la distinzione tra banchiere, cambiavalute e usuraio non era poi tanto “distinta” … in tutti i sensi.
Uno dei centri di prestito a pegno, di stampo usuraio, più famosi dell’epoca era quello che faceva capo all’ordine cavalleresco dei Templari, con sede nel Tempio di Gerusalemme, ma in seguito presente in tutta Europa. I Templari raccoglievano denaro per conto del Papa, ma gestivano anche i beni dei pellegrini, oltre a ricevere donazioni cospicue, tanto da riuscire a finanziarie diverse crociate e da tenere in scacco vari re grazie ai prestiti, finché proprio uno di loro (Filippo il Bello) non soppresse l’ordine e introdusse il reato di usura. Anche in Lombardia, nello stesso periodo, esisteva un gruppo di banchieri privati molto potenti, che operavano in Italia, Francia, Germania e Inghilterra e la cui traccia resta ad esempio nella “Lombard Street”, il luogo loro assegnato da Edoardo I d’Inghilterra, nel cuore di Londra.
La vera svolta ci fu però durante il Rinascimento, con la nascita delle lettere di credito, che svincolarono i commerci e le transazioni dallo spostamento fisico del denaro. Risalgono a quell’epoca sia il diffondersi di stirpi familiari di banchieri come i Fugger o gli stessi Medici di Firenze, sia lo sviluppo degli Stati nazionali proprio grazie ai prestiti esorbitanti richiesti dai sovrani a queste famiglie, spesso ripagate con titoli nobiliari e terre.
Da allora forse poco è cambiato, stando alle ultime vicende: il denaro “reale” è sempre più saldamente rinchiuso nelle banche mentre i cittadini si scambiano moneta elettronica, gli Stati sembrano ancora legati a doppio filo ai grandi prestatori di denaro e l’alto rischio di investimento viene ripagato con tassi altissimi … No, forse mi sbaglio…

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