Quando sentiamo dire “avrà amici nelle alte sfere” oppure “la decisione è stata presa nelle alte sfere” o ancora “la corruzione ha raggiunto le alte sfere dello Stato” … di che “sfere” stiamo parlando?
Sembrerà strano, ma il modo di dire allude a Pitagora, o meglio, alla teoria pitagorica secondo la quale il nostro universo doveva essere considerato come un gigantesco strumento musicale costituito da cerchi concentrici che, come ingranaggi di un carillon, ruotavano armonicamente producendo una melodia celestiale. Nello schema geocentrico immaginato da Pitagora, i pianeti e le stelle roteanti intorno alla Terra secondo precisi rapporti matematici emettevano vibrazioni sonore di diversa tonalità: da quella più bassa della sfera di Saturno, a quella lunare, la più acuta. Ripresa da Platone e Aristotele, e più tardi da Tolomeo, la teoria matematico-musicale pitagorica venne arricchita e completata fino a prevedere, nel Medioevo, un cosmo formato da un consistente numero di sfere concentriche attribuibili ai pianeti, mosse da angeli, tutte contenute nella grande sfera delle stelle fisse, a sua volta interna al “primo mobile” il cielo più esterno, cristallino, puro e divino. Le sfere dei pianeti rapidi erano considerate “basse”, vili, mentre via via che ci si allontanava dalla Terra avvicinandosi all’Empireo, l’altezza della sfera indicava un progressivo avvicinamento a Dio Onnipotente. L’immagine era così suggestiva e coerente con ciò che l’uomo comune osservava sopra di sé, che ancora oggi nelle alte sfere identifichiamo il luogo del massimo potere.
L’idea che l’universo pitagorico emettesse una melodia che i nostri sensi percepivano, ma non riconoscevano poiché vi erano immersi fin dalla nascita, convinse molti astronomi nel corso dei secoli; portò addirittura Keplero a identificare nel suo saggio sulle Armonie del mondo (1619) le precise note musicali emesse dai pianeti. Anche il mondo dell’arte religiosa si sbizzarrì nel raffigurare creature celesti intente a manovrare le sfere planetarie e schiere di angeli musicanti impegnate a cantare e suonare in armonia con il livello del cielo/pianeta di appartenenza, secondo precisi schemi che rivedremo nel Paradiso di Dante.
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