Esattamente 50 anni fa, dopo 11 anni di campagna vaccinale a tappeto, gli Stati Uniti dichiaravano sconfitto il virus della poliomielite, una delle malattie infantili più dannose del Novecento.
Il merito di questo successo si doveva alle ricerche di un medico newyorkese: Jonas Salk.
Le attuali polemiche (al contempo feroci e sterili) sull’obbligo o la libertà di vaccinare i propri figli, hanno probabilmente perso di vista due questioni importanti che invece Salk tenne costantemente presenti durante i lunghi anni di ricerca: il bisogno di fermare il contagio, ma anche la necessità di sviluppare un vaccino sicuro per la salute dei bambini.
Salk nacque a New York il 28 ottobre 1914 e fin dai tempi dell’Università la sua ambizione di guarire l’umanità più che un singolo paziente alla volta, lo aveva orientato verso la specializzazione in batteriologia. Lavorare a stretto contatto con Thomas Francis, lo scopritore del virus dell’influenza B, sia nei laboratori dell’Università, sia durante l’internato al Mount Sinai Hospital di New York diede una vera svolta alla ricerca del giovane scienziato, tuttavia le sue origini ebree gli rendevano difficile trovare posto in diversi ospedali, dove esistevano delle “quote prestabilite” di medici di origine ebraica.
Così il batteriologo dovette seguire il suo maestro Thomas Francis fino nel Michigan, per lavorare con successo su un nuovo vaccino antinfluenzale finanziato e utilizzato largamente dall’esercito, per poi essere assunto nell’ospedale di Pittsburgh in Pennsylvania.
Era il 1947 e, nell’ultimo secolo, la poliomielite si era diffusa in maniera esponenziale colpendo in particolar modo i bambini senza che si capisse come il virus si diffondeva. Le epidemie del 1914 e del 1919 erano state affrontate con quarantene e isolamento, prima di scoprire che il virus passava da feci e secrezioni, al midollo spinale provocando paralisi.
Quando Salk mise in piedi il suo laboratorio di Pittsburgh, una seria battaglia nazionale contro la poliomielite era iniziata da meno di un decennio, grazie alla nascita della National Foundation for Infantile Paralysis, guidata da Basil O’Connor, ex consulente del Presidente Roosevelt che era stato colpito dal virus in prima persona.
Forte di una poderosa raccolta fondi, la Fondazione decise di finanziare le ricerche di Salk che, unico tra tutti i virologi impegnati a sperimentare pericolosissimi vaccini vivi (che avevano ucciso e fatto ammalare troppi bambini), aveva deciso di lavorare su un vaccino inattivo.
Fu questa scelta a fare la differenza. Una scelta operata con una particolare attenzione alla sicurezza dei bambini e con una reale preoccupazione per la sofferenza dell’umanità.
Salk nel 1954, mentre la poliomielite mieteva vittime in tutto il mondo, passò all’ultima fase della sperimentazione, quella sull’uomo: testò il vaccino su se stesso, sulla moglie e i figli.
Il resto è storia.
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