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Cercando la bussola

Cosa fate sotto l’ombrellone?  Cosa leggete sdraiati sull’amaca?
Parole crociate, rebus, indovinelli?
Bene, sappiate che questa passione per l’enigmistica risale a secoli fa, ma non nasce come un passatempo.I primi enigmi che si conoscono sono in realtà vaticini misteriosi e sibillini, risposte date dagli antichi oracoli a re e viandanti, di cui rimane traccia nel celebre quesito che la Sfinge pone a  Edipo:

Qual è l’animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo due e alla sera tre?

Edipo risponde, indovinando: “L’uomo” e questo provoca una serie infinita di sciagure, ma da allora l’enigmistica si è evoluta e possiamo stare tranquilli: la risoluzione del rebus che abbiamo sotto gli occhi non avrà effetti letali sulla nostra vita.

Infinita è la varietà di giochi che, soprattutto in epoca rinascimentale e barocca con la passione per le allegorie, si svilupparono dal semplice indovinello.
Già Cicerone, nel primo secolo avanti Cristo, abbelliva i suoi saluti con la frase “Mitto tibi navem prora puppique carentem” cioè “ti mando una nave senza prua e poppa” (togliendo la prima e l’ultima lettera della parola “navem” si ottiene il saluto “ave“), ma bisogna arrivare a Leonardo da Vinci per veder apparire il rebus, un enigma in cui immagini e lettere si mescolano per dare la soluzione.

Galileo utilizzava gli anagrammi per annotare le osservazioni astronomiche, in modo da mantenere il segreto sulle sue scoperte:  la notizia della regolarità delle fasi di Venere venne inizialmente diffusa  all’interno della comunità scientifica sotto forma di anagramma latino in codice “Haec immatura a me iam frustra leguntur o, y“, che nascondeva questa frase “Cynthiae figuras aemulatur mater amorum” cioè “La madre degli amori (Venere)  imita le figure di Cinzia (cioè le fasi della Luna)”.
Per i contemporanei di Galileo invece la maggior parte del divertimento enigmistico consisteva in prolissi indovinelli in rima, nei quali però pian piano emerse l’abitudine di utilizzare la stessa parola con due significati distinti (dilogia) uno poetico e uno letterale.
Nel corso del Settecento la Francia diviene la patria dell’enigmistica con l’invenzione delle sciarade in cui l’oggetto da indovinare non è più un concetto, ma una parola frutto dell’accostamento di due parole diverse (es: scia + rada = sciarada).
Questa novità  prende presto piede anche nelle corti e nei salotti trasformandosi nella “sciarada vivente”, gioco in cui gli invitati devono a turno mimare o indovinare la parola, come leggiamo nei delicati romanzi di Jane Austen o di Emily Brontë.

Oggi l’enigmistica è un mare infinito di cruciverba, anagrammi, cambi, scarti, sciarade, logogrìfi, rebus, crittografie, schemi diagrammatici, parole ad incastro. Da circa due secoli ha riviste dedicate, appassionati lettori e creatori celebri, quasi sempre celati da uno pseudonimo.
Negli ultimi decenni però il livello linguistico o logico dei giochi proposti sulle riviste si è decisamente abbassato, con i vari sudoku e crucipuzzle.
Chi non ci crede, provi a cimentarsi con questo celebre indovinello degli anni Venti:
“La vecchia nonna”
Lavora d’ago fino a mezzanotte
per aggiustare le mutande rotte.

(La soluzione è all’inizio di questo post e l’indovinello si risolve attraverso il meccanismo della dilogia, poichè contiene tre parole che hanno un doppio senso. Buon divertimento!)

© riproduzione riservata

Cercando la bussola

Cosa fate sotto l’ombrellone? Come passate il tempo all’ombra di un albero secolare? Cosa leggete sdraiati sull’amaca? Parole crociate, rebus, indovinelli?

Bene, sappiate che questa passione per l’enigmistica risale a secoli fa, ma non nasce come un passatempo. I primi enigmi che si conoscono sono in realtà vaticini misteriosi e sibillini, risposte date dagli antichi oracoli, di cui rimane traccia nel celebre quesito che la Sfinge pone a Edipo:

“Qual è l’animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo due e alla sera tre?”

Edipo risponde, indovinando: “L’uomo” e questo provoca una serie infinita di sciagure, ma da allora l’enigmistica si è evoluta e possiamo stare tranquilli: la risoluzione del rebus che abbiamo sotto gli occhi non avrà effetti letali sulla nostra vita.

Infinita è la varietà di giochi che, soprattutto in epoca rinascimentale e barocca, si svilupparono dal semplice indovinello.

Già Cicerone, nel primo secolo avanti Cristo, abbelliva i suoi saluti con la frase “Mitto tibi navem prora puppique carentem” cioè “ti mando una nave senza prua e poppa” (togliendo la prima e l’ultima lettera della parola “navem” si ottiene il saluto “ave”), ma bisogna arrivare a Leonardo da Vinci per veder apparire il rebus, un enigma in cui immagini e lettere si mescolano per dare la soluzione anche se, nel suo caso, il fatto che fossero composti per essere letti da sinistra a destra aggiungeva una difficoltà in più.

Si sa che Galileo utilizzava gli anagrammi per tenere traccia delle osservazioni astronomiche, in modo da non rendere note le sue scoperte, ma per i suoi contemporanei la maggior parte del divertimento enigmistico consisteva in prolissi indovinelli in rima, nei quali però pian piano emerse l’uso di utilizzare la stessa parola con due significati distinti.

Nel corso del Settecento la Francia diviene la patria dell’enigmistica con l’invenzione delle sciarade in cui l’oggetto da indovinare non è più un concetto, ma un combinazione di lettere. Questa novità prende presto piede anche nelle corti e nei salotti trasformandosi nella “sciarada vivente”, gioco in cui gli invitati devono a turno mimare o risolvere una frase, come leggiamo nei delicati romanzi di Jane Austen o di Emily Brontë.

Oggi l’enigmistica è un mare infinito di cruciverba, anagrammi, sciarade, logogrìfi, rebus, crittografie, schemi diagrammatici, parole ad incastro. Da circa due secoli ha riviste dedicate, appassionati lettori e creatori celebri, quasi sempre celati da uno pseudonimo.

Negli ultimi decenni però il livello linguistico o logico dei giochi proposti sulle riviste si è decisamente abbassato, con i vari sudoku e crucipuzzle.

Chi non ci crede, provi a risolvere questo celebre indovinello degli anni Venti:

LA VECCHIA NONNA
Lavora d’ago fino a mezzanotte
per aggiustare le mutande rotte.
La soluzione è all’inizio di questo post.
© riproduzione riservata

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