Vai al contenuto
Home » Blog » Cento anni sono pochi

Cento anni sono pochi

Caricatura del bloomerismo, termine derivato dalla diffusione delle idee femmiste di Amelia Jenks Bloomer - elaborazione ©Fototeca Gilardi

Un secolo sembra davvero un sacco di tempo, ma in effetti non lo è.
Cento anni possono essere semplicemente la vita di un uomo longevo.
Significa ad esempio nascere nell’anno dell’invenzione della prima motocicletta (1869) e morire quando l’uomo mette piede sulla luna (1969), o vedere la luce insieme alla prima radio (1891) e lasciare questo mondo scambiando dati in pochi millisecondi attraverso il web (1991).
Il 1918 è dietro l’angolo e, solo un passo prima nel 1818, nascevano Karl Marx ed Emily Bronte e veniva scritto “Frankenstein”.
Due secoli fa nasceva anche Amelia Bloomer la donna che, pochi decenni più tardi, avrebbe subito gli strali dell’opinione pubblica per aver osato pretendere che alle donne soffocate dalle crinoline fosse concesso di indossare i pantaloni.
Nella seconda metà dell’Ottocento, quando i nostri bisnonni erano bambini, un vento nuovo sembrava soffiare nel mondo. Dal punto di vista politico sappiamo cosa si muovesse e quanto quei decenni furono importanti per l’arte, la letteratura, la scienza, ma spesso ci dimentichiamo che anche per rivoluzionare i costumi occorre una tempra che non tutte le generazioni sembrano possedere. Le nostre trisnonne e bisnonne l’ebbero, e solo grazie a loro oggi possiamo dare per scontate molte libertà, come quella di poter votare e anche quella non meno importante di non subire gonne lunghe e bustino rigido.
In piena “dress reform”, mentre Elizabeth Smith Miller ed Elizabeth Cady Stanton negli U.S.A. fondavano e diffondevano il movimento delle Suffragette, la trentenne Amelia Bloomer sulla sua rivista “The Lily” perorava con passione la causa di un abbigliamento più comodo e consono alle esigenze di movimento femminili, provando ad infrangere il radicatissimo tabù che vietava alle donne l’uso dei pantaloni e indossando dei calzoni alla turca, sotto una gonnellina al ginocchio. “Niente di che” direte voi. Invece le reazioni feroci non si fecero attendere e Amelia Bloomer, così come le donne conquistate dalla sua idea, diventarono bersaglio della stampa venendo ridicolizzate a tal punto che la stessa Bloomer ad un certo punto dovette tornare alle gonnellone.
Ma il sasso era stato gettato, l’inizio del nuovo secolo si avvicinava, le numerosissime invenzioni tecniche stavano accelerando la vita di tutti, i nuovi mezzi di trasporto esigevano un abbigliamento pratico. Ormai i tempi erano maturi per un cambio di rotta e, per le figlie di queste donne coraggiose e agguerrite, fu relativamente facile dare un calcio definitivo alle ultime resistenze campeggiando, con i loro vaporosi e rivoluzionari pantaloni, su tutti i manifesti pubblicitari di biciclette e affini.
Così il XX secolo si aprì con la nascita della prima generazione di donne “liberate”, che potranno dare per scontata questa piccola conquista e osare ancora di più: tagliare i capelli cortissimi, scoprire finalmente le gambe, guidare un’automobile (o un aeroplano!), iscriversi all’università. Cento anni fa.
Non mille, solo cento.
Potremmo incontrare ovunque una sorridente centenaria che ha vissuto tutto ciò e che può raccontarlo.
Votiamo e siamo libere di abbigliarci come desideriamo, da meno di cento anni, da meno di una vita umana.
Oggi quella dei pantaloni sembra una conquista ridicola, ma se pensiamo a quanto siamo ancora schiave di dettami estetici che sembrano imprescindibili e che non osiamo neppure mettere in dubbio, ci appare chiaro quanto Amelia Bloomer possa essere stata rivoluzionaria. Suo (e di altre donne illuminate) il merito di riconoscere che quella “scomodità” imposta alle donne col pretesto dell’eleganza e della bellezza, altro non era che l’ennesima catena posta a guardia del femminile, niente affatto diversa da certi odierni burqa mediorientali , dal deleterio “tacco 12″ indossato anche in spiaggia o dalla depilazione forzata di ogni centimetro di pelle femminile.
E soprattutto ricordiamoci che nessuna conquista è “per sempre”, quindi onoriamo il coraggio di chi ci ha precedute e … alta la guardia!

© riproduzione riservata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *