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Cartoline dal mare

Cartoline dalle vacanze, anni 60 e precedenti del secolo scorso,  elaborazione ©Fototeca Gilardi

E rieccoci a Settembre. Con gli occhi traboccanti di scatti vacanzieri cerchiamo di arginare il senso di malinconia imminente, al pensiero del nuovo anno lavorativo/scolastico che ci aspetta.
Peccato che le fugaci immagini digitali delle ferie sfiorino le nostra mente senza lasciare una traccia più consistente. E peccato che quelle postate sui social da amici e conoscenti siano così naturalmente egoriferite da non donarci altro che un pizzico di fugace invidia nei loro confronti.
In questi momenti alcuni di noi rischiano di vedere il passato migliore del presente e arrivano a provare un piccolo moto di nostalgia per l’emozione suscitata un tempo dall’arrivo delle cartoline postali degli amici in vacanza.
È incredibile come la natura tecnica del mezzo di comunicazione possa trasformare lo spirito della comunicazione stessa, eppure è evidente.
Un po’ manifesti pubblicitari dei luoghi di villeggiatura e un po’ segno di affetto da parte dei turisti nei confronti di chi li aspettava a casa, le cartoline estive con il loro arrivo nella casella della posta, avevano lo strano potere di illuminarci la giornata. Spesso succedeva anche che il turista tornasse prima della stessa cartolina, perché se il viaggio era lento, ancor più lo era chi doveva recapitare la posta, ma non importava. Quelle cartoline non solo recavano immagini di luoghi lontani e meravigliosi, ma portavano fisicamente con sé un po’ di aria, di “polvere” che appartenevano ad un mondo diverso.
Chi di noi ha vissuto l’epoca delle cartoline ha ancora ben presente il piacere insito nello scegliere, dalle griglie girevoli dei chioschi e delle edicole, immagini differenti a seconda dei diversi destinatari: un tramonto romantico agli zii sarebbe stato poco consono, così come una veduta degli ombrelloni sulla spiaggia per l’amica del cuore. L’attenzione nella selezione della cartolina proseguiva anche con la scelta del testo da imprimere sul retro, vera e propria bestia nera per chi aveva poca dimestichezza con le parole. Da lontano poi era più facile lanciarsi in una dichiarazione d’amore scritta, più o meno audace, con la scusa di un colpo di sole o di uno scherzo da parte di un gruppo di amici in caso di rifiuto.
Come accade oggi con i tweet, i testi delle cartoline dovevano trasmettere in pochissimo spazio un’emozione o un pensiero precisi, rivolti esattamente a quella persona o famiglia.
E poi il tempo.
Scrivere le cartoline era un piccolo dovere/piacere che occupava qualche ora, magari in quella rara giornata piovosa che impediva escursioni o bagni in mare.
Un po’ di tempo, un po’ di denaro e, soprattutto, un po’ di attenzione regalati con gioia a persone diverse da noi stessi.
È così che tutto cambia. Dai piccoli, piccolissimi gesti fatti con i “giusti” mezzi.

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