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Attentatori

Il primo pericoloso segnale di esasperazione diffusa si è manifestato anche sotto i nostri palazzi del potere.
Era questione di tempo e il Presidente ha tenuto a rassicurare tutti sul fatto che si tratta di un caso isolato. Diciamo che il “ritratto” della scheggia impazzita è così anonimo e diffuso da suscitare più di qualche isolata preoccupazione: un uomo di 49 anni, separato, disoccupato, depresso e vittima del gioco d’azzardo.
Nel corso della storia la figura di colui che attenta al potere, che cerca di colpire il “re” è ben conosciuta, tanto che anche lo scoppio della prima guerra mondiale si fa risalire simbolicamente all’uccisione di Francesco Ferdinando d’Austria da parte di un singolo uomo: Gavril Princip
L’area anarchica ha, da un paio di secoli, il “privilegio” di essere (o di essere ritenuta) la fucina degli attentatori individualistici, sebbene molto spesso fosse difficile in passato distinguere un atto “politico” da un gesto disperato, magari dettato da un senso di ribellione contro le ingiuste condizioni di vita con le quali essi dovevano misurarsi quotidianamente.
Emblematico esempio fu l’attentato compiuto da Pietro Acciarito contro Umberto I Re d’Italia nel 1897, provocato più dalla disperata povertà dell’attentatore che da altro. Durante il processo dichiarò infatti di aver agito per fame e per punire il massimo simbolo del potere che si permetteva di mettere in palio una fortuna per una corsa di cavalli, mentre lui faticava a rimediare il quotidiano piatto di minestra.

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