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Astro Donne – L’Ariete Carolina Invernizio

Carolina Invernizio (1851-1916) scrittice ©Fototeca Gilardi

La rubrica astrologica di quest’anno avrà come protagoniste 12 donne celebri (una per ogni segno Zodiacale) i cui Temi Natali raccontano il potenziale che si è espresso nelle loro eccezionali vite.

Mentre Venere, pianeta femminile per eccellenza, entra nel segno  dell’Ariete apriamo il sipario sulla vita di Carolina Invernizio, nata a Voghera il 28/03/1851. Autrice prolifica di romanzi trasudanti moralismo e sesso, horror, romanticismo, incesti, delitti e tragedie in intrecci degni delle più inverosimili telenovelas moderne, Carolina Invernizio si potrebbe definire la prima autrice di best-seller della storia italiana.
Restò fedele per più di 40 anni al suo primo editore Adriano Salani, al quale con faccia tosta arietina si era proposta come autrice con un romanzo dal titolo “Rina o l’angelo delle Alpi” destinato a diventare il libro più venduto del 1877. L’entusiasmo dell’editore per quella signora perbene capace di raccontare con un linguaggio semplice e un ritmo incalzante, gli abissi dell’animo umano e capace di catturare l’attenzione dei meno avvezzi alla lettura, fu tale da dedicarle una collana personale: “I Romanzi di Carolina Invernizio”. D’altro canto lei, che aveva rischiato l’espulsione da scuola già a 15 anni per aver scritto il suo primo racconto dall’evocativo titolo “Amore e Morte” , lo ripagò lavorando per decenni senza sosta (e per un compenso modesto) anche a due o tre romanzi alla volta, sfornando via via chicche come ll Bacio di una Morta, La Vendetta di una Pazza, La Sepolta Viva, La Morta nel Baule, I misteri delle soffitte, I misteri delle cantine, La Trovatella di Milano, L’orfanella di Collegno, Paradiso e inferno, Le vittime dell’amore, Il Calvario di una donna, Amori maledetti, Bacio infame, Passione mortale, La via del peccato, La regina del mercato, La donna fatale, Peccatrice moderna e così via. Un vero tesoro di pulp e di kitsch in cui i moderni autori televisivi sguazzerebbero.
La reale data di nascita della prima scrittrice italiana di romanzi popolari è rimasta oscura per molto tempo, poiché la borghesissima Carolina, nata da una famiglia benestante di Voghera e irreprensibile moglie di un ufficiale dei bersaglieri, mentiva disinvoltamente sull’età arrivando a togliersi dai 7 ai 9 anni con perfetta nonchalance. Persino di fronte a un giovane Guido Gozzano che chiedeva di intervistarla, la Invernizio si divertì a rifilare una menzogna all’imberbe poeta delle buone cose di pessimo gusto, dichiarando di essere nata nel 1860.
Ed è in questi casi che l’astrologia diventa perfetto strumento di interpretazione, rivelando come moltissimi Ariete abbiano qualche problema con il trascorrere del tempo. Anche Carolina Invernizio, con ben 5 pianeti (Mercurio, Sole, Saturno, Plutone e Urano) nel segno, era probabilmente parecchio preoccupata del tempo che fugge tanto più che proprio Saturno, pianeta della durata e della vecchiaia, nel suo Tema Natale si oppone a Giove nella Bilancia, segno ossessivamente attento alla bellezza e vero nemico dello sfiorire delle forme.
Alta, longilinea, elegante, dotata di uno spirito acuto e di uno sguardo indagatore, la scrittrice più bistrattata del suo tempo non avrebbe dovuto preoccuparsi affatto dello scorrere degli anni, che la videro sempre in perfetta forma fisica e mentale, attiva e intraprendente come molti Ariete, e pronta a rispondere a tono a chi, come Gramsci, la definiva l’onesta gallina della letteratura popolare, poiché sfornava romanzetti dozzinali adatti alle popolane appena capaci di leggere.
Forte del suo temperamento arietino, ma aiutata anche dalla scanzonata ironia della sua Luna Aquariana, la Invernizio mandò a dire ai detrattori che le sue pubblicazioni, lungi dall’essere criticabili, a suo avviso erano invece molto efficaci nell’educazione delle masse, lasciandoli con questa stoccata: “Ma io ho dei critici una allegra vendetta. Chè le mie appassionate lettrici ed amiche sono appunto le loro mogli, le loro sorelle.” (e a dire il vero non solo quelle poiché pare che anche il ministro Giolitti fosse appassionato del genere).
La sua bella congiunzione Luna Venere nel segno più anticonformista dello Zodiaco, l’Aquario, appare in tutta la sua forza in questa affermazione che vede alleati i due astri del mondo femminile, nel segno dell’amicizia e della rivoluzione. Dire che Carolina Invernizio fosse una femminista non sarebbe corretto, ma è piuttosto evidente che i suoi romanzi sono tutti al femminile. Le figure chiave, totalmente buone o totalmente cattive, sono donne; quelle che risolvono le situazioni, che trovano la via d’uscita dagli orrori, le vittime, le carnefici, le salvatrici, sono tutte donne. Probabilmente questo era il massimo che il temperamento arietino di Carolina Invernizio poteva concedersi: l’Ariete è un segno moralista, conformista, ligio alle regole riconosciute dalla società, ma se si pensa all’epoca in cui scrisse, è indubbio l’istinto aquariano dissacrante che emerge dalle pagine della scrittrice. Il grande spazio dato alle sciagure delle povere fanciulle sedotte e abbandonate, agli impulsi sessuali femminili e alle loro tragiche conseguenze, alla fragilità delle donne e alla loro forza, cioè a tutto quel mondo femminile “scandaloso” che attirava inesorabilmente la sua attenzione, è frutto di uno sguardo “sociale” aquariano. Sappiamo che molti dei suoi romanzi prendevano spunto da efferati fatti di cronaca e Carolina Invernizio, pur affascinata dall’abisso, rimestava nel torbido tessendo trame inverosimili, piene di morti apparenti, ritorni, colpi di scena, lotte tra il bene e il male, per poi far trionfare i valori borghesi e riconducendo nei binari della “normalità” chi si era perduto. L’Ariete non riesce a prescindere dalle regole, nonostante tutto è un bravo soldato, tuttavia questo non le impedì di essere messa all’indice dal Vaticano.
Purtroppo non conoscendo l’ora di nascita non possiamo individuare con sicurezza da quali precisi elementi zodiacali derivi la passione della Invernizio per le devianze, per il noir e il giallo, sovente associati a valori scorpionici, ma vediamo il pianeta Plutone (signore dello Scorpione) in una delle sue sedi principali (l’Ariete) strettamente congiunto a Urano, pianeta del lavoro, e legato da un aspetto positivo a Luna e Venere in Aquario. Abbastanza per giustificare il fatto che nel 1909, con Nina la poliziotta dilettante, Carolina Invernizio fu l’autrice della primissima detective story italiana.
Il tema della donna perduta, le ambientazioni cimiteriali, il topos dell’estremo sacrificio, il ricorrere della morte, le atmosfere gotiche in cui si compivano le peggiori violenze o le più sacre riconciliazioni dei romanzi della Invernizio, sono perfettamente incarnate nella congiunzione di Marte e Nettuno sotto il mistico segno dei Pesci: Marte pianeta della violenza, del sangue, dell’aggressività, e Nettuno astro dell’aldilà, del caos e del sacrificio, uniti per raccontare i mille tragici equivoci ed epiloghi mortali.
La signora del feuilleton morì di polmonite a Torino il 27 novembre 1916. Ben sei anni prima aveva redatto un testamento con l’indicazione di non essere inumata se non dopo 4 giorni dal decesso: ossessionata dal pericolo di essere sepolta viva come un’eroina dei suoi romanzi si era premurata di non assicurarsi una fine da racconto horror.

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