Certo, a saperlo prima, forse la scelta di aprire la stagione scaligera celebrando una santa visionaria, che, armata di elmo e spada, esorta il re di Francia a liberare il suo paese, sarebbe stata ponderata diversamente. Ma a volte il caso agisce da sé e ci troviamo quindi pronti ad assistere all’opera verdiana mentre intorno a noi ancora aleggia un clima di terrore, che ha come “cuore” proprio Parigi e che poggia su questioni politiche (travestite da guerre religiose) incarnate da giovani fanatici.
Quest’opera evidentemente porta con sé un destino particolare, infatti il prossimo 7 dicembre “Giovanna d’Arco” verrà rappresentata per la prima volta dal 15 febbraio 1845, data della sua prima messa in scena alla Scala. Allora, lo scarso favore con il quale fu accolta, insieme forse ad altri problemi che Verdi dovette affrontare con artisti e collaboratori, provocò l’allontanamento del maestro di Busseto dalla Scala per molti anni, fino al 1896, anno in cui tornò nel teatro milanese con “La forza del destino”.
L’opera si apre con la rinuncia al trono (e alla guerra con l’Inghilterra) di Carlo VII di Francia il quale, deciso a deporre armi e scettro in una piccola cappella nel bosco, incontra proprio in quel frangente la pastorella “invasata” da spiriti celesti e decisa a indossare l’armatura per liberare il proprio paese dagli invasori inglesi. Come è naturale Carlo VII si innamora, senza sapere che la fanciulla ha ricevuto il mandato divino di combattere promettendo di rinunciare a qualunque affetto “profano”. Il re si fa così guidare dall’ispirazione divina di Giovanna e marcia al suo fianco per la Francia. Ma ormai il dramma è in agguato perché Carlo, il giorno dell’incoronazione, si dichiara alla “pulzella” e lei, ahimé, confessa di ricambiarlo attirando su di sé l’ira divina: una schiera di spiriti infernali la invade e suo padre Giacomo la maledice di fronte alla corte.
Imprigionata in attesa del rogo, sente da lontano gli echi della battaglia e supplica sua padre di liberarla per combattere accanto al re, all’amore del quale ha ceduto per un solo istante, il padre commosso la libera e lei si lancia nella mischia. I francesi escono vittoriosi dalla guerra, ma Giovanna viene creduta morta; mentre il suo corpo viene portato in corteo, si rianima afferra il suo vessillo e la Vergine Maria apparendo da uno squarcio del cielo, la chiama a sé gettando nel dolore tutti i suoi compagni e nella disperazione re Carlo.
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