La Traviata capolavoro verdiano aprirà, il 7 dicembre 2013, la nuova Stagione scaligera, con il ritorno di Daniele Gatti sul podio dell’opera, il debutto di Diana Damrau nel ruolo di Violetta Valéry e la regia di Dmitri Tcherniakov.
L’ispirazione per quest’opera, certamente la più popolare scritta da Giuseppe Verdi, si deve ad Alexandre Dumas figlio e alla sua passione per Marie Duplessis, celebre bellezza parigina dai lucidi capelli corvini, la figura sottile, la pelle bianchissima e magnetici occhi dal taglio orientale .
Nata nel 1824 in Normandia da una famiglia poverissima, con un padre violento e alcolizzato, Alphonsine inizia a lavorare giovanissima e appena adolescente è già a Parigi in cerca di fortuna. Diviene l’amante di un commerciate e a 16 anni è già una delle più conosciute cortigiane della città.
Dotata di grande fascino e intelligenza, cambia il suo nome in Marie Duplessis, e in breve tempo diventa un personaggio di spicco della vita mondana francese. Tra i suoi amanti ci sono uomini di grande potere e chiara fama.
Lo scrittore romantico Jules Janin in quegli anni la descrive così: “Nello splendore di una serata d’onore all’Opera, all’improvviso vedemmo uno dei grandi palchi di proscenio aprirsi non senza un certo strepito ed entrare questa bellissima donna con un bouquet in mano. Era pettinata splendidamente, i bellissimi capelli adorni di fiori e diamanti e pettinati all’insù con una grazia speciale che dava movimento e vita; aveva le braccia e il petto nudi e portava collane, braccialetti e smeraldi. Qual’era il colore del bouquet che teneva in mano? Non saprei dire.”
A 23 anni Marie muore di tisi, ma la breve relazione avuta con Dumas la renderà immortale.
Nel romanzo “La dame aux camélias” Marie diventa Marguerite Gautier e la sua vicenda, opportunamente drammatizzata, ottiene subito un immenso successo.
Quando Verdi, nel 1852, assiste a teatro all’opera tratta dal romanzo ne è subito colpito: sta cercando diversi soggetti da mettere in musica per rispettare l’impegno con il Teatro La Fenice di Venezia e vive un momento di grande inquietudine, ma “La signora delle camelie” di Dumas risponde perfettamente alla sua esigenza di raccontare una storia contemporanea, un dramma “sociale” in cui l’amore di Violetta, una cortigiana, ha più dignità delle convenzioni sociali che si impongono violente su di lei.
Il primo titolo scelto da Verdi, “Amore e morte” dimostra che proprio queste sono le colonne portanti di tutta l’opera: se Violetta Valéry non fosse malata e prossima a morire, la Traviata non avrebbe ragione di esistere.
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