Vai al contenuto
Home » Blog » Addio (parziale) alla bottiglia di plastica

Addio (parziale) alla bottiglia di plastica

inquinamento dell'acqua XIX secolo, e montagne di rifiuti XX secolo - elaborazione ©Fototeca Gilardi

Quando nel 1973 la plastica, già impiegata nella produzione di oggetti di lunga durata, divenne il materiale preferito per contenere acqua e bevande, nessuno mosse un passo nonostante fosse più che evidente l’impatto ambientale che questa decisione avrebbe avuto sulle nostre vite.
Oggi dopo soli 46 anni, i nostri mari sono in uno stato pietoso e la Commissione Europea fa finalmente un altro passo avanti nella messa al bando della plastica. Nel 2015 il divieto aveva già preso di mira l’uso dei sacchetti per la spesa, presto sostituiti da sacchetti in materiale biodegradabile, ora tocca ad una decina di prodotti monouso che rappresentano il 70% dei rifiuti marini, tra cui i contenitori per bevande la cui produzione è ancora ammessa (ma solo se bottiglie e flaconi vengono fabbricati in modo che tappi e coperchi restino attaccati al contenitore).
Storicamente trasportare acqua non è mai stato semplice, ma nessuno chiede di tornare a caricarsi giare di terracotta in testa (per quanto questa immagine delle popolane italiane affascinasse i turisti stranieri del Gran Tour) o di pescare dal fondo dei pozzi. Oggi, a differenza di due secoli fa, abbiamo acqua potabile in casa (la sprechiamo persino nei wc), abbiamo depuratori domestici e farci qualche rampa di scale con due cestini di bottiglie in vetro potrà farci risparmiare sulla palestra. Stesso discorso si potrebbe fare per piatti e stoviglie, soprattutto in un paese come il nostro, patria della ceramica.
Forse la prossima tappa nella messa al bando delle plastiche usa e getta riguarderà gli orridi bicchieri scrocchianti, esclusi per ora dall’elenco. Anche ripensare a nuovi modi non inquinanti di vivere comodi rappresenta un’occasione per creare nuovi posti di lavoro, senza necessariamente distruggere la nostra casa globale già gravemente ferita.

© riproduzione riservata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *