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Addio a Marco Pannella

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Pochi personaggi del mondo politico italiano hanno suscitato più disagi, entusiasmi e polemiche di Marco Pannella. La sua scomparsa ha avuto l’immediato effetto di far abbassare quei muri che il mondo delle istituzioni e quello dei media innalzavano costantemente di fronte alle lotte e alla veemenza del fondatore del Partito Radicale, sempre politicamente scorretto. Orgogliosamente scorretto.
Ricordo che per molti anni la sua lotta non violenta, fatta di scioperi della famedella sete dai toni apparentemente poco gandhiani, fu ridicolizzata al punto da farne il bersaglio preferito della satira, pronta a svuotare di senso questa deflagrante anomalia del sistema politico, questo improbabile paladino dei diritti civili dall’espressione luciferina, dalla lingua tagliente, dalla personalità ingombrante, ma portatore di idee libertarie e progressiste.
Se in Italia oggi è possibile il divorzio, se l’aborto è regolamentato da una legge, se Enzo Tortora (vittima di uno dei più tragici errori giudiziari della nostra storia) non è stato abbandonato a se stesso, lo dobbiamo a lui, il primo a parlare di eutanasia e a sostenerne la dignità, nel paese cattolico per antonomasia; il primo a porre la questione dei diritti degli omosessuali, quella dell’obiezione di coscienza e del pacifismo.
Sempre a Marco Pannella si devono sia il referendum contro la caccia che quello contro il nucleare, ma anche la controversa elezione in Parlamento della pornostar Cicciolina, mentre la lotta per la liberalizzazione delle droghe leggere, con tanto di fumata di spinello in diretta TV, lo portò soltanto a un periodo di detenzione.
Ma niente può definire la sua personalità e la sua vita, meglio di queste sue parole:
… amo gli obiettori, i fuorilegge del matrimonio, i capelloni sottoproletari anfetaminizzati, i cecoslovacchi della primavera, i non violenti, i libertari, i veri credenti, le femministe, gli omosessuali, i borghesi come me, la gente con il suo intelligente qualunquismo e la sua triste disperazione”.

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