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Vitto e alloggio

Gli uomini hanno sempre viaggiato da un luogo all’altro per i più svariati motivi.
Nell’antichità la maggior parte dei viaggiatori era costituita da commercianti o da pellegrini. Ci si spostava in genere per visitare santuari o per vendere la propria merce sulle migliori piazze, per comprare materie prime o ancora per recarsi presso parenti o assistere ad importanti eventi religiosi.
Partire con lo scopo di gironzolare per puro divertimento, non era un concetto conosciuto ai più: il viaggio di piacere per secoli è stato un privilegio delle classi più abbienti, ma già nell’antico Egitto ci sono testimonianze di visite alle piramidi e ai più importanti monumenti del regno, con tanto di graffiti in stile “Tizio è stato qui ”.
La questione di provvedere a vitto e alloggio non era questione di poco conto per i viaggiatori: spesso si dormiva all’aperto e ci si portava alcune provviste, ma il più delle volte ci si affidava ad un senso di ospitalità moralmente vincolante, che obbligava gli appartenenti alle comunità ad accogliere e rifocillare ogni straniero, presumibilmente una tacita “rete di sicurezza” tra i popoli in un’epoca piuttosto insicura per chiunque si avventurasse fuori dai propri confini.
Nell’antica Grecia questa consuetudine aveva il nome di xenìa e gli stranieri, spesso pellegrini che si recavano a consultare qualche oracolo, venivano considerati sotto la protezione del grande Zeus. In ogni caso i templi e santuari più importanti erano dotati di stanze e sale da pranzo  e offrivano ospitalità a pagamento.
Si deve all’antica Grecia anche l’idea del viaggio culturale, come la partecipazione alle Feste Dionisiache, a rappresentazioni teatrali, a competizioni sportive o letterarie.
Le locande erano però poco confortevoli ed offrivano ai viaggiatori un servizio molto spartano: un giaciglio su cui dormire, ma senza finestre e servizi igienici. Occasioni di divertimento si potevano cercare in osterie che offrivano vino, cibo, gioco e danze.
Gli alberghi come luoghi di ospitalità per viaggiatori e turisti si sono sviluppati nella forma che conosciamo, solo nel periodo rinascimentale stimolati dall’intensificarsi dei commerci, nonostante la corporazione degli albergatori esistesse fin dal Medioevo, quando osti e locandieri si erano dati precisi regolamenti sull’ospitalità a pagamento.
Interessante notare come gli stessi termini “albergo” e “hotel” portino nella loro etimologia le tracce di due diversi tipi di ospitalità, quella “comune” e quella di alto livello: la parola “albergo” origina dal latino medievale albergum che proviene dal gotico hari-bairg, cioè “riparo dell’esercito”.
La parola francese “hôtel”, invece, nel periodo medievale, stava ad indicare una sorta di consorzio di famiglie nobili, legate da vincoli di sangue o da comuni interessi economici, spesso abitanti in palazzi vicini.
Nel XIX secolo “Hotel” (e ancor più il “Grand Hotel”) divenne così il termine che internazionalmente designava un grande albergo in cui si garantivano, agli ospiti d’alto ceto, la comodità ed il lusso cui essi erano abituati, differenziando l’offerta di ospitalità dai più semplici e modesti servizi dell’albergo.

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