La prossima domenica si conclude la “Settimana mondiale per l’abolizione della Carne”, evento che coinvolge milioni di persone che auspicano la fine dello sfruttamento degli animali per l’alimentazione umana.
Questa è la condivisibile e sensata argomentazione del popolo vegano e antispecista:
“poiché la produzione di carne implica l’uccisione degli animali che vengono mangiati
poiché molti di loro soffrono a causa delle condizioni in cui vivono e in cui vengono messi a morte
poiché il consumo di carne non è una necessità
poiché gli esseri sensibili non devono essere maltrattati o uccisi senza necessità
l’allevamento, la pesca e la caccia di animali per la loro carne, così come la vendita e il consumo di carne animale, devono essere aboliti.”
Certamente basta questo per sollevare un gran polverone a livello etico, economico, politico e persino gastronomico! Tra i primi ad insorgere, i cacciatori e gli allevatori, ma la nostra intera economia alimentare e agricola si regge in gran parte sulla produzione e sul consumo di prodotti di origine animale o destinati agli animali da allevamento.
Si potrebbe anche affermare che, in una società che ancora permette agli uomini di uccidersi tra loro, forse c’è dell’altro lavoro da fare prima di mettere mano agli allevamenti e ai macelli, ma nel mondo vegano e vegetariano spesso la violenza umana è direttamente imputata all’eccessivo consumo di carne.
E, anche se così non fosse (visto che le popolazioni europee consumano carne in maniera consistente solo dagli anni cinquanta del novecento, dopo due guerre mondiali non giustificabili con l’equazione “consumo di carne = violenza”) tuttavia è assolutamente vero che siamo come minimo dei “dissociati” che, come afferma l’efficacissimo titolo di un libro di Melanie Joy, “amano i cani, mangiano i maiali e indossano le mucche”.
Senz’altro pare che moltissimi illustri filosofi, religiosi, scrittori, artisti del passato fossero vegetariani e molti di loro ne hanno dato anche testimonianza scritta.
Una delle più celebri è quella contenuta nelle “Metamorfosi”, in cui Ovidio attribuisce a Pitagora (primo vegetariano del mondo antico) la condanna dell’abitudine di cibarsi di animali, da lui reputata un’inutile causa di stragi, poiché già la terra offre piante e frutti sufficienti a nutrirsi senza spargimenti di sangue.
Dello stesso parere erano anche altri filosofi.
Empedocle credeva nella metempsicosi (che presuppone l’esistenza delle stesse anime in animali e umani), seguiva una dieta “pitagorica” e rifiutava sacrifici rituali di animali. Platone indicò una dieta vegetariana agli abitanti della sua ideale Repubblica. Teofrasto riteneva ingiusto e crudele uccidere gli animali per la sofferenza che si procura loro. Seneca rinunciò ad una dieta vegetariana solo perché, sotto Tiberio, era segno di sovversione. Plutarco criticava aspramente chi allestiva banchetti “con animali morti e fatti a pezzi”.
Porfirio, nell’opera “Astinenza dagli animali”, affermava che il consumo della carne e il sacrificio di animali sono uno sviluppo del cannibalismo e del sacrificio umano.
In ambito cattolico, pur venendo meno i sacrifici animali, il vegetarianismo venne visto come segno di appartenenza ai movimenti ereticali, poiché catari, manichei e albigesi si astenevano dal consumo di carne e si rifiutavano di uccidere gli animali, ma San Francesco d’Assisi e San Francesco da Paola sono solo due dei numerosi esempi religiosi di scelta vegetariana e di rispetto per gli animali.
Che la scelta fosse dettata da sensibilità verso i viventi, da precetti religiosi, da scelte salutistiche o etiche, molti altri personaggi celebri vissero seguendo un regime vegetariano o vegano: da Leonardo da Vinci a Erasmo da Rotterdam, da Thomas More a Montaigne, da Cartesio a Linneo, da Benjamin Franklin a Percy Bysshe Shelley.
Tra gli argomenti più convincenti dei vegetariani, uno mi ha colpito in particolare, un concetto semplicissimo: noi uomini siamo dei “primati” e i primati non sono mai stati carnivori.
Pensiamoci …
Altri personaggi vegetariani:
Epicuro
Socrate
Diogene
Pierre Gassendi
Voltaire
Condillac
Mary Wollstonecraft
Harriet Beecher Stowe
Susan Anthony
Rudolf Steiner
Aldo Capitini
Albert Einstein
Giuseppe Garibaldi
Mohandas Gandhi
Franz Kafka
Gustav Mahler
J.J. Rousseau
George Bernard Shaw
Tagore
Lev Tolstoj
Richard Wagner
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