Negli ultimi tempi il nostro rapporto con gli animali sta subendo una profonda evoluzione. Sempre più coppie, per varie ragioni, scelgono di riversare su un cucciolo l’amore che vorrebbero dare ad un figlio che non si può o non si vuole avere. Ogni estate chi ama il proprio animale cerca disperatamente qualche luogo di villeggiatura attrezzato per accogliere anche l’amata bestiola, mentre chi ancora sceglie un animale domestico con superficialità ed egoismo, si trova di fronte ad una serie di scocciature e responsabilità sgradite e si fa tentare dall’abbandono. Intanto cerchiamo con una certa ansia di recuperare la nostra natura animale attraverso cani, gatti, coniglietti, tartarughe, ma purtroppo tentiamo di far diventare loro più umani, magari comprando vestitini e giochi per un cagnolino che vorrebbe rotolarsi negli escrementi oppure scegliendo strane creature come proiezione di ciò che vorremmo essere e trovandoci un boa costrictor appeso al lampadario che si dondola allegramente con un topo in bocca. Nel passato la presenza degli animali nella vita quotidiana dell’uomo era molto più frequente e la promiscuità era la regola; gli animali facevano parte della comunità ed erano investiti di grande significato non solo per la loro utilità, ma anche dal punto di vista simbolico e totemico. Se osserviamo, ad esempio, l’iconografia di Santi e Profeti vediamo che è spesso caratterizzata dalla presenza di animali. L’animale-simbolo veniva associato alla figura del Santo per mezzo di una leggenda o di un evento miracoloso in cui la fede in Dio permetteva all’uomo di tornare a comunicare in modo diretto con la Natura: così vediamo San Francesco che predica agli uccelli, o San Romedio con l’orso al guinzaglio, San Rocco accompagnato dal cane o Sant’Antonio con un maialino ai piedi. Questo messaggio simbolico che arriva dalle leggende sacre racchiude una grande verità: per rapportarsi con gli animali e ritrovare così la propria essenza più profonda e il contatto con il Tutto, gli uomini necessitano di un ‘balzo’ interiore che li porti fuori dal loro essere ‘soltanto’ umani, sempre e comunque al di sopra di tutte le creature, amando e rispettando i loro animali, ma proprio nel modo opposto in cui abbiamo imparato a fare oggi.
Una curiosità: in letteratura abbiamo un recente ed eclatante esempio di come l’animale è stato eletto “patrono”, cioè proiezione e protezione di un umano. J.K. Rowling ha scelto, per ogni mago protagonista della saga di Harry Potter, il Patronus, affine alla natura di ogni personaggio, che viene evocato a protezione di sè prendendo la forma di un luminosissimo animale-totem.