La testa, considerata anticamente come contenitore dell’ “essenza umana”, è portatrice di una forte carica simbolica. Nel corso della storia e nelle diverse culture molte teste sono state tagliate, conservate, esposte, venerate come trofei di guerra o come reliquie. La mitologia è piena di decapitazioni: Mercurio mozza la testa ad Argo, Eracle ne taglia molte all’Idra, Perseo decapita Medusa, Davide fa lo stesso al gigante Golia e Giuditta, al generale assiro Oloferne. Barbarie ormai dimenticata da noi occidentali (ma tragicamente riesumata da altri nelle zone di guerra), la decapitazione sia per gli Egizi che nella Roma imperiale era la pena di morte riservata ai cittadini di rilievo, poiché ritenuta rapida e non infamante. Era infatti il metodo che, all’epoca, dava ai condannati la morte più veloce, non concessa agli schiavi e a chi attentava all’unità dell’impero, che invece andava incontro alla crocifissione. La decapitazione (che sta all’origine del termine “pena capitale”, da caput, testa) veniva comminata con armi differenti a seconda del condannato: la spada era riservata ai nobili, perché simbolo della casta militare, mentre l’ascia era riservata ai criminali comuni. Si sa che anche Cicerone, politico e oratore romano del primo secolo a.C, morì decapitato ad opera di un centurione inviato da Marco Antonio e, nei secoli successivi, questa fu la condanna di moltissimi Santi, che seguirono il destino che già aveva decretato la fine di Giovanni Battista.
Durante il Medioevo e il Rinascimento la decapitazione in Europa rappresentava ancora un “riguardo” per i nobili: Enrico VIII si liberò di due mogli accusandole di infedeltà e concedendo loro di essere decapitate e sua figlia, Elisabetta I, fece lo stesso con due pretendenti al trono d’Inghilterra: Jean Grey e Maria Stuart. Fino al XVIII secolo in Europa la decapitazione venne considerata come un metodo di esecuzione onorevole, tanto che la ghigliottina fu adottata durante la Rivoluzione Francese proprio come strumento “livellatore” (tutti i condannati alla pena capitale avrebbero avuto la clemenza della ghigliottina) e capace di dare la minore sofferenza. Il suo inventore, il Dr. Guillotin la presentò (in realtà con effetto tragicomico) con queste parole: « Con la mia macchina, vi faccio saltare la testa in un batter d’occhio, e voi non soffrite […] La lama cade, la testa è tagliata in un batter d’occhio, l’uomo non è più. Appena percepisce un rapido soffio d’aria fresca sulla nuca ». Il condannato però, prima di essere ghigliottinato in piazza doveva sfilare per le vie della città, con le mani legate dietro la schiena, e spesso, dopo l’esecuzione, il boia mostrava la testa mozzata al pubblico presente. La teatralizzazione dell’esecuzione durante la Rivoluzione Francese non è niente di diverso da quella attuata oggi dai terroristi dell’ISIS ed ha il duplice scopo di rendere di dominio pubblico la sofferenza, di umiliare vittima e di incutere timore. La morte per decapitazione in Asia e Africa non è mai stata ritenuta una pena di morte onorevole, ma infamante. Usata ormai solo in Arabia Saudita, Qatar, Yemen, Emirati Arabi Uniti, è prevista per tutti i reati che portano … la “corruzione sulla Terra”. Difficile pensare a qualcosa di più spaventoso.
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