Il prossimo 27 febbraio vedremo se le 12 nomination all’83° Academy Awards si tramuteranno in altrettanti premi oscar per il film “Il Discorso del Re”, che affronta la “microstoria” della balbuzie di re Giorgio VI e di come venne affrontata dal sovrano alla vigilia della dichiarazione di guerra alla Germania nel 1939. Purtroppo, nonostante gli sforzi di artisti e creativi l’handicap resta uno dei più grandi tabù della nostra cultura, forse l’ultimo vero tabù. Ma rappresenta davvero sempre “qualcosa di meno”? Forse pensando ad un Beethoven sordo che compone le sue opere più belle, ad un leggendario Omero cieco, al geniale Toulouse-Lautrec, al “gobbo” di Recanati o ad un presidente come Roosevelt, converrebbe rivedere meglio il nostro concetto di “più” e di “meno” (… e visto che ci siamo anche di “uguale”!). Molto spesso le migliori manifestazioni dell’animo umano si sono incarnate in uomini e donne capaci di vivere i limiti fisici per quello che sono e non per un insormontabile “difetto di fabbricazione” come la nostra cultura ci induce a credere. Per contro, troppe volte non si è provveduto a rendere valicabili i limiti imposti da handicap di coscienza, molto più diffusi e “costosi” per le comunità umane, forieri di scandali e guerre e, a differenza di quelli fisici, assai “contagiosi”! Come spesso accade, uno sguardo alla storia non può che allargare i nostri orizzonti.
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