Dal mondo dei tornei medievali e dalla vita cavalleresca abbiamo ereditato molti modi di dire che utilizziamo ancora oggi. Quello che da due anni a questa parte chiamiamo endorsement ad esempio, si è sempre chiamato “spezzare una lancia” in favore di qualcuno.
Questa frase viene usata quando prendiamo le difese di una persona, l’appoggiamo pubblicamente o peroriamo la sua causa. Lo spezzare la lancia nei tornei cavallereschi, dove il primo scontro si effettuava armati di lance che spesso si spezzavano all’impatto, equivaleva a dichiararsi pronti al combattimento.
Sempre durante i tornei nasce il modo di dire “partire con la lancia in resta”, cioè essere pronti a gettarsi in un’azione con determinazione e fierezza, agire con impulsività o partire all’attacco di qualcuno, infatti anticamente, nei duelli tra cavalieri ci si preparava ad attaccare appoggiando la lancia ad un gancio (la resta) applicato al lato della corazza, che aveva la funzione di mantenerla in equilibrio durante l’assalto.
Anche “difendere a spada tratta”, cioè difendere con foga e decisione qualcosa o qualcuno, allude ad un combattimento con la lama fuori dal fodero (tratta), sguainata. Mentre “incrociare le spade”, cioè dare inizio ad una competizione, confrontarsi con qualcuno sul piano delle capacità, allude al regolamento dei duellanti, precisamente al momento in cui gli avversari incrociavano le spade prima di dare inizio al combattimento.
“Uscire per il rotto della cuffia” è invece una locuzione di attribuzione più incerta. Si utilizza con il significato di “cavarsela a malapena” e viene spiegata in due modi.
Il primo si rifà all’antico gioco (o giostra) medievale del Saracino o della Quintana. Il cavaliere al galoppo doveva colpire un bersaglio o infilare la lancia in un anello portandolo via, evitando di essere abbattuto dall’automa girevole contro il quale si gettava. Se il braccio dell’automa si metteva in moto colpendo il copricapo (cuffia) del cavaliere, senza abbatterlo, si diceva che il cavaliere era uscito per il rotto della cuffia, cioè che ce l’aveva fatta nonostante la cuffia fosse stata colpita o rotta.
La seconda interpretazione si rifà al significato di cuffia come “porzione delle mura di cinta di una città”, quindi passare per il rotto della cuffia significherebbe “passare attraverso una piccola breccia aperta nelle mura”.
E così “a spron battuto” (a tutta velocità, molto in fretta), “dar di sprone” (incitare una persona, dare impulso a una situazione), “servire da sprone” (essere di stimolo) si rifanno tutti allo “sperone” (sprone) una specie di rotella dentata che si porta alla caviglia degli stivali da equitazione, con il quale il cavaliere preme i fianche del cavallo per incitarlo.
Anche “andare a tutta birra” (andare velocissimo) nasce da uno storpiamento popolare italiano dell’espressione francese à toute bride (a briglia sciolta, al galoppo), tradotta confondendo il termine colto briglia con il più comune birra.
Avete mai perso la pazienza fino a non avere più il controllo di voi stessi?
Si chiama comunemente “perdere le staffe” ed ha a che fare ancora una volta con il cavalcare: le staffe sono gli anelli che pendono ai lati della sella per consentire ai cavalieri di montare saldamente, ma perdendo la presa del piede dalle staffe … si perde anche il controllo del cavallo.
Però se avete già il piede saldo sulla staffa per partire col vostro cavallo e vi offrono l’ultimo bicchiere prima di tornare a casa, state attenti: sappiate che state accettando il famoso “bicchiere della staffa” che forse vi farà crollare a terra!
© riproduzione riservata