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NeoRealismo. La nuova immagine in Italia 1932-1960

sequenza ©Ando Gilardi, mostra NeoRealismo. La nuova immagine in Italia 1932-1960”, San Francisco Museo Italo Americano, 25 giugno -15 settembre 2019

La mostra “NeoRealismo. La nuova immagine in Italia 1932-1960”, verrà inaugurata il prossimo 25 giugno a San Francisco al Museo Italo Americano, dove rimarrà esposta fino al 15 settembre 2019; grazie alla sponsorizzazione della E. L. Wiegand Foundation of Reno, Nevada – con cui il museo di San Francisco collabora da tempo – l’esposizione viaggerà anche a Reno, ospitata dal Museo Arte Italia dal 26 settembre al 29 dicembre 2019. La mostra è una revisione della precedente esposta quest’inverno a New York e come quella è il frutto della brillante curatela di Enrica Viganò di Admira.

Attraverso il neorealismo, diversamente vissuto nella cinematografia, la Fotografia in Italia raggiunse il suo più alto livello di popolarità; la documentazione della realtà aveva cominciato a segnare un nuovo percorso nel linguaggio fotografico già nella decade precedente. I fotografi che avevano documentato la vita prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale, avevano reso un ritratto potente del loro paese e con la loro interpretazione ambivano a contribuire ai monumentali cambiamenti sociali. La selezione molto acuta presentata da Enrica Viganò conta più di 100 stampe bianco nero, prevalentemente vintage, che sono l’opera di più di 50 artisti italiani, e celebra il ruolo della fotografia nella democratizzazione e nella rinascita di una nazione distrutta dalla guerra.

Tra gli artisti scelti dalla curatrice è presente anche Ando Gilardi, che nei primi dieci anni della sua carriera, dal 1950 al 1962 era stato fotoreporter proprio nel periodo Neorealista e, lavorando per il periodico popolare Lavoro organo del sindacato CGIL, aveva un’interpretazione sua decisamente “militante”; più forte delle visioni dei suoi colleghi neorealisti meno impegnati: lui era proprio uno di quei fotografi che con i loro scatti ambivano a sollecitare cambiamenti sociali. Ma come già abbiamo scritto più volte Gilardi in seguito ha smentito se stesso e che le fotografie potessero avere questi effetti sulla società. È di questo periodo il fondo Ando Gilardi Reporter sul quale in Fototeca stiamo lavorando da qualche tempo per la valorizzazione, avendo già concluso ormai da un paio d’anni il lavoro di condizionamento. Ma le immagini di Gilardi scelte da Enrica Viganò da includere nella sua splendida selezione di fotografie neorealiste che lei ama definire iconiche , non sono dal repertorio destinato alla pubblicazione su Lavoro bensì fanno parte di una sequenza di documentazione antropologica dove una giovane donna racconta alla équipe guidata da Ernesto De Martino, un episodio di affatturazione, cioè di un incantesimo subito. È un altra funzione, quella della documentazione antropologica, assolta dalla fotografia neorealista, che la curatrice ha trattato separandola in una sezione speciale. L’occhio di Gilardi sempre empatico verso i soggetti ripresi, riusciva a cogliere efficacemente la narrazione che era utile allo studio antropologico e allo stesso tempo alla sua divulgazione.

©Mario De Biasi, NeoRealismo. La nuova immagine in Italia 1932-1960”, San Francisco Museo Italo Americano, 25 giugno -15 settembre 2019

©Nino Migliori, NeoRealismo. La nuova immagine in Italia 1932-1960”, San Francisco Museo Italo Americano, 25 giugno -15 settembre 2019

 

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