A volte mi chiedo: ma siamo davvero tanto diversi dai nostri trisavoli di fine Ottocento?
Il tempo è fermo e sembra che l’umanità non sia riuscita a fare nessun importante salto di coscienza da due secoli a questa parte. Il mito del progresso, allora come ora, sembra pervadere la mente dei più giovani, andando di pari passo con una diffusa e crescente credulità rispetto al fatto che “tutto sembra possibile”.
Schiacciati tra passato e futuro i nostri antenati ottocenteschi, pronti a volare e a scoprire i vantaggi dell’elettricità, del magnetismo, della meccanica, delle telecomunicazioni, della fotografia, restarono vittime della loro stessa apertura mentale quando la loro illimitata fiducia nella scienza e nella tecnica, divenne una fiducia incompetente, concessa “a prescindere”.
Complice un gusto gotico che orientava i loro interessi verso le questioni più oscure e impossibili, dalla morte, ai fantasmi, dalla parapsicologia ai viaggi nel tempo, gli uomini e le donne di fine Ottocento dimostrarono che quando la tecnologia raggiunge il punto massimo, si è paradossalmente disposti al massimo dell’irrazionalità.
Fu questa fede cieca, allo stesso tempo nell’impossibile e nella scienza, che indusse molti appassionati di questioni irrazionali a creare il movimento spiritista: convinti di poter applicare il metodo scientifico persino a Dio, cercarono di dimostrare attraverso le nuove tecnologie, l’esistenza dell’anima. Fu il momento d’oro dei fotografi di fantasmi. All’oscuro delle innumerevoli frodi realizzabili grazie al nuovo mezzo di produzione di immagini, centinaia di persone in buona fede, convinte che un apparecchio fotografico non potesse fare altro che riprodurre la realtà, presero per buone le formidabili immagini in cui anime di defunti (solitamente angeliche fanciulle avvolte in morbide stoffe) apparivano lattiginose alle spalle di sedicenti medium. L’epoca vittoriana fu costellata da medium. Da medium e da studiosi di parapsicologia.
Mentre l’umanità apriva le porte all’era tecnologica nascevano ovunque circoli di studio dei fenomeni parapsicologici e nei teatri un pubblico plaudente e attonito assisteva a vere e proprie sedute spiritiche collettive, dove personaggi come le sorelle Fox (tre giovani americane che si diceva potessero comunicare con i defunti) o come l’italiana Eusapia Paladino, esaminata persino dai coniugi Curie, riferivano messaggi dall’aldilà grazie ad un semplice codice di “colpi” battuti da presunte entità.
Furono molti gli investigatori dell’impossibile che si cimentarono nella ricerca dei trucchi usati dai finti medium per far alzare tavolini e produrre fenomeni luminosi o apporti di oggetti dal nulla, uno per tutti il celebre prestigiatore Harry Houdini, ma è noto che moltissimi uomini di scienza spesero la loro vita nello studio dei fenomeni spiritici restando convinti della loro autenticità fino alla fine.
Ogni volta che la scienza prende troppo piede, lo spirito umano sembra sentire la necessità di uscire dai confini del comprensibile per lanciarsi ancora più lontano. Un irrinunciabile bisogno di mistero produce credenze di ogni tipo, credenze sempre più assurde via via che la scienza erode il campo dell’impossibile, in una rincorsa continua tra vero e falso tanto più dannosa quanto più la scienza si pone come unico mezzo per interpretare la realtà.
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