(una foto al giorno leva l’ignoranza di torno) a cura di Lost Dream Editions
Chi ha conosciuto Ando Gilardi, nei suoi scritti o anche di persona, è perfettamente consapevole del profondo interesse da lui mostrato verso le immagini della fertilità. Se ne parlo di nuovo qui è per richiamare l’attenzione sull’importanza da lui attribuita a queste immagini pubblicamente condannate ma enormemente consumate in privato. E che si tratti di importanza è più che evidente: sono innumerevoli i testi in cui ce l’ha detto, in modo più o meno diretto. A rifletterci, questa sua “confessione” è una enorme novità. Non è facile, nel corso della vita, incontrare maestri che non si vergognano di dire la verità, perché non è facile essere sinceri: nel senso che ci sono dei costi, sociali e non solo economici, da pagare: il più pesante è forse il rifiuto della maggioranza della società. Scriveva Gaetano De Sanctis nella sua autobiografia ( Ricordi della mia vita, Le Monnier 1970, p. 46 ), riandando con la memoria agli esami di licenza della sua gioventù: «Quegli esami sono stati in passato in Italia, e sono oggi, in misura anche maggiore, una scuola di codardia. Si assegnavano e si assegnano di regola temi che notoriamente non corrispondono ai sentimenti di gran parte degli scolari, e si fa assegnamento sulla pieghevolezza della loro spina dorsale per cui sosterranno a scopo di promozione idee non loro; quasi per fare loro pagare con una specie di battesimo di viltà l’ingresso nella classe colta».
E «codardia» e «battesimo di viltà» sono le parole più appropriate a definire la maggioranza degli scritti degli intellettuali.
Mi ha dato un grande piacere notare come il pensiero di Ando Gilardi diventava sempre più “scoperto” con il passare degli anni. In fondo, la partita era stata giocata: sostanzialmente soddisfatto dei risultati, nei tempi supplementari della sua lunga vita aveva ritenuto che si potesse rischiare di più: «Fotografa della fica giovane», aveva detto a un fotografo anarchico di Livorno che andava a trovarlo sulle colline del Monferrato e credeva che le fotografie potessero cambiare il mondo. Se quello, per il grande iconologo che si nascondeva dietro il fotografo, era l’unico soggetto che valeva la pena di essere rappresentato, vale a dire il primo scelto dall’uomo quando ha raggiunto la capacità simbolica, non sarà un esercizio inutile sforzarsi di individuarne la ragione. Va da sé che la donna potrà fotografare lo stesso soggetto suggerito da Gilardi o un suo equivalente, ammesso che ci sia. In linea di massima, potrebbe essere il fallo: in un post su un disegno insolito di Leonardo da Vinci, pubblicato il 12 giugno 2013, abbiamo visto che il grandissimo artista lamentava – anche se a scuola si guardano bene, ammesso che i docenti lo sappiano, dall’insegnarlo – quanto poco fosse rappresentato.
In uno sforzo esagerato di sincerità, si potrebbe anche affrontare in modo più “scientifico” l’annoso problema del rifiuto delle immagini della fertilità, tante volte toccato da Ando Gilardi, delle cosiddette immagini “pornografiche” con parola che contiene già in sé la condanna per una “colpa” che invece sarebbe da dimostare, rifiuto che interessa una minoranza, almeno a parole, degli uomini e la stragrande maggioranza delle donne.
Ci sono delle cose, proibite o considerate riprovevoli, che per nessuna ragione al mondo, salvo per ignoranza o stupidità, sarebbero da vietare o da ritenere indegne: come la sessualità, i rapporti omosessuali, la “pornografia” e la canapa. Eppure. Eppure c’è sempre qualche cretino che, non riuscendo a non vergognarsi del piacere, si industria per impedire che altri possano goderne: nella realtà e simbolicamente.
Nell’immagine:
La “galassia” più vicina a noi: negativo decolorizzato del soggetto indicato da Ando Gilardi come il più “degno” di essere fotografato, 2007.
( l’originale da www.littlemutt.com )