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La Festa dei Morti

Il Giardino dell'Anima, immagine devozionale XIX secolo elaborazone ©Fototeca Gilardi

Il contatto con l’aldilà fino ad un certo punto della storia , è stata una componente normale della vita dell’uomo. La Morte era temuta, sì, ma rappresentata e puntualmente ritualizzata per esorcizzarla nel caso dei vivi o renderla più lieve nel caso dei defunti. Ogni civiltà ha creato una sua idea di Aldilà, a volte triste e cupa, come il regno di Ade per gli antichi Greci, altre volte persino godereccia come per i Musulmani, altre ancora complessa e ricalcata sulle gerarchie umane, in ogni caso una “porta” tra i due mondi era sempre aperta … o apribile. Il mondo degli Spiriti, al di là di ciò che ufficialmente prescriveva la religione di riferimento, per tutte le civiltà sembrava esistere in parallelo a quello dei Vivi: per ogni credenza religiosa gli Spiriti dei defunti vivono una dimensione incorporea, ma sempre più o meno vicini a quei familiari che hanno dovuto lasciare, li aiutano, vedono le loro esistenze e se ne preoccupano. In alcune speciali circostanze o in giorni a loro dedicati, i “vivi” preparano offerte ai loro defunti, le portano sulle loro tombe oppure le presentano alle loro effigi, o si recano in qualche specifico luogo sacro per entrare in contatto con i loro familiari che sono passati nell’aldilà.
La nostra civiltà occidentale per molto tempo ha allontanato con tale ferocia l’idea della Morte, da diventare fobica o fanaticamente superstiziosa fino a giungere, oggi, a due situazioni estreme: quella in cui in occasione di Halloween, una donna ha creato fantocci di bambini infilzati e sanguinolenti in giardino, e quella in cui altri disturbati mentali si sono scagliati contro questa Festa (ormai svuotata del suo senso originario) per tacciare di satanismo  bambini e genitori che svuotano zucche e le illuminano con fiammelle.
Tutto ciò dà la misura di quanto sia ormai diventato fanatico il nostro mondo e di quanto la Morte non faccia più parte, nella nostra psiche, del ciclo naturale delle cose. Gli Spiriti vengono vissuti solo come spettacolari fantasmi persecutori e omicidi, innescando le stesse paure che ci suscitano i nostri vicini umani, e i rituali di comunicazione con i nostri defunti sono ormai dimenticati, mentre l’horror prevale su tutto il resto.
La forza del rito è grandemente sottovalutata, così come il riflesso che la fine della vita ha sulla nostra psiche.
Recuperare il senso profondo di Halloween e della Festa dei morti (detta alla messicana, non “giornata dei Defunti”, definizione sbiadita che cerca di stemperare paura e desiderio curioso nei confronti di quel mondo) potrebbe riportare un po’ di equilibrio nella nostra civiltà che si avvia verso la fine.
Quindi, ora che la natura ci ricorda che i cicli vitali, dopo aver toccato un culmine, devono necessariamente declinare e concludersi per dare vita a qualcosa di nuovo, ora che la stagione stessa ci invita a dare valore a “ciò che è stato e non è più”, per comprendere che è solo grazie alla morte naturale che la vita prosegue, scegliamo il nostro personale rito per festeggiare Halloween, prepariamo con allegria la nostra offerta di dolci, fiori e frutti autunnali per chi varcherà quella soglia di cui nessuno potrà mai dimostrare (o smentire) l’esistenza.

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