Chi non ha mai sognato di vivere pancia all’aria, sotto una palma, senza faticare, mangiando cibi prelibati e godendosi la vita fra mille piaceri?
Se nell’immaginazione di ciascuno, questo luogo di delizie offre stimoli e paesaggi diversi, fin dai tempi più antichi l’aspirazione al “paradiso perduto”, ad un “paese dei balocchi” (senza la fregatura di diventare somari!), ci accomuna tutti.
Nel Medioevo, epoca afflitta da fame endemica e da altissima mortalità, nell’immaginario collettivo il paese di Cuccagna è un
luogo reale, collocato chissà dove, ma realmente esistente, in cui scorrono fiumi di latte e vino, dove gli alberi sono sempre carichi di frutti e di salumi, dove “ le oche grasse si vanno avvolgendo per le vie, arrostendosi da se stesse, accompagnate dalla bianca agliata, e vi son tavole sempre imbandite d’ogni vivanda, a cui ognuno può assidersi liberamente, e mangiare di ciò che meglio gli aggrada, senza mai pagare un quattrino di scotto.”
Boccaccio stesso nel Decamerone riporta una descrizione gustosa del Paese di Cuccagna (che lui colloca nelle terre dei Baschi, nella fantomatica contrada di Bengodi) in cui “ si legano le vigne con le salsiccie, ed avevasi un’oca a denaio ed un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattuggiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi”. Immagini degne dei dipinti di Bosch!
Il paese di Cuccagna però non appaga solo la gola, ma permette anche riposo e divertimento costanti, infatti, secondo il primo documento ufficiale che ne parla (“Li Fabliaus de Coquaigne” – XIII sec.) “in quella terra il mese è di sei settimane, e vi si celebrano quattro pasque, e quadruplicate sono l’altre feste principali, mentre la quaresima viene solo una volta ogni vent’anni. I denari si trovano, come i sassi, per terra; ma non bisognano, perché nessuno compra o vende, e tutto quanto è necessario alla vita si dà per nulla. Le donne che vi sono altro non chiedono che di fare altrui piacere, e ci è la fontana di gioventù”. Insomma una specie di Paradiso islamico in terra, dove si vedono appagati tutti i vizi capitali, in un mondo ribaltato.
In tempi precedenti persino gli eroici Greci indulgevano a queste fantasie: sognavano l’età dell’oro in cui, come racconta Esiodo, gli uomini passavano la vita come dèi “con l’animo sgombro da angosce, lontani, fuori dalle fatiche e dalla miseria; né la misera vecchiaia incombeva su loro”. Purtroppo per loro arrivò Pandora a scoperchiare l’otre delle miserie umane e la pacchia finì.
E quante volte anche noi abbiamo pensato che proprio l’Italia, paese favorito sia dal clima che dalla storia, potesse diventare il mitico paese di Cuccagna, in cui la vita scorre senza doveri e preoccupazioni, fra tavole imbandite e abbondanza di cibi prelibati?
Tutte le nostre fantasie in proposito iniziano con basterebbe : “basterebbe valorizzare il nostro patrimonio artistico”, “basterebbe incrementare il turismo”, “basterebbe imparare meglio le lingue a scuola”, “basterebbe avere leggi chiare” …
Diciamo così, forse questo è l’unico caso in cui la leggenda potrebbe avvicinarsi alla realtà.
Basterebbe … volerlo!
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