La nuova ministra dell’istruzione ha appena rivelato che dal 1987 sono nati un milione di bambini da coppie conosciutesi durante l’Erasmus. Bisognerebbe dirlo alla collega Lorenzin affinché possa risparmiare sulle campagne per la fertilità con buona pace di tutti.
Considerando che, in base ai dati, gli studenti e docenti Erasmus europei ammontano in tutto a circa 4 milioni dal 1987, un milione di bambini in 30 anni non sono pochi … facendo un conto approssimativo e ottimistico sarebbero, ogni anno, circa 133.000 persone che “producono” 33.000 figli.
Non sappiamo se le cose stiano davvero così, perché sempre più spesso i numeri annunciati dai media sono solo “evocativi” al pari del biblico “settanta volte sette”.
Personalmente (ma io ho una mente notoriamente sospettosa) tendo a pensare che ci sia stato un errore di calcolo in queste stime o che la parola “milione” abbia esercitato la sua irresistibile seduzione per l’ennesima volta.
D’altronde siamo il paese in cui abbiamo creduto alla promessa di “un milione di posti di lavoro” (ora vantiamo anche un’autorevole imitazione) e in cui il signor Bonaventura, dalle pagine del Corriere dei Piccoli, ci mostrava come si potesse vincere “un milione” così, perché la fortuna ha guardato dalla nostra parte. Se volete divertirvi a constatare il fascino irrazionale del “milione” basta che navighiate un po’ sul web alla ricerca delle bufale, il nuovo mondo della propaganda selvaggia. Vi imbatterete in “un milione” di kg di spaghetti sequestrati, in “un milione” di dollari dati ai Rolling Stones, o vinti da un professore nigeriano per aver risolto l’ipotesi di Reimann, “un milione” in piazza per il Family Day e così via.
Un bel rotondo milione nelle nostre menti ha un fascino al quale è impossibile sfuggire. Lo sapeva bene anche Marco Polo, che parlando sempre dei “milioni e milioni” di ricchezze del Gran Khan, si vide appioppare il soprannome “Milione”, rimasto come definitivo titolo del suo racconto di fantastici (e spesso irrealistici) viaggi in Oriente.
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