Una delle più interessanti ipotesi sull’origine del termine Carnevale è quella proposta da un poeta tedesco, Karl Joseph Simrock, nel 1855: Carnevale non deriverebbe da “carnem levare” (cioè togliere la carne, che è inequivocabilmente riferibile alla successiva Quaresima), ma da “car(rus) navalis”. Ma che c’entra un “carro navale” con la festa dei folli? E di che carro si tratta? Secondo gli storici che condividono l’ipotesi, il Carnevale non sarebbe altro che la traccia di una importantissima festa in onore della dea Iside chiamata Navigium Isidis celebrata nell’antica Roma al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera.
La celebrazione consisteva in un allegro corteo mascherato e danzante che trasportava un simulacro di Iside in un’imbarcazione di legno ornata di fiori, chiamata appunto navigium isidis. La cerimonia rievocava la ricerca della dea che aveva infine trovato in mare le parti del corpo smembrato del suo sposo e fratello Osiride. Per questo la statua di Iside montata su un battello con le ruote, veniva portata in processione fino al mare (o al fiume), fino ad essere “varata” nelle acque ed invocata come protettrice di marinai e pescatori, inaugurando così la nuova stagione delle attività marine, esattamente come avvenne in tempi più recenti con le Saintes Maries de la Mer o con la Vergine dei naviganti (Maria “Stella Maris”) e come osservava già acutamente J. Frazer descrivendo l’antica dea egizia: “And to Isis in her later character of patroness of mariners the Virgin Mary perhaps owes her beautiful epithet of Stella Maris, “Star of the Sea,” under which she is adored by tempesttossed sailors”.
Il carro di Iside sarebbe all’origine dei nostri odierni carri carnevaleschi. Non può sfuggire a questo proposito che i Carnevali celebri per i loro splendidi carri allegorici, sono proprio quelli che si festeggiano in città marine, come Viareggio, Venezia, Sanremo, Nizza o in località poste sulle rive di grandi fiumi come Colonia o Roma.
La più suggestiva descrizione di questo antico rito (che si fuse con le Antisterie dionisiache, portatrici di sfrenatezze varie, e con i Saturnalia, cesura tra vecchio e nuovo anno agricolo, trasformandosi nel nostro attuale Carnevale), è opera di Apuleio. Ecco un breve splendido estratto dalle Metamorfosi:
“Ed ecco che lentamente cominciò a sfilare la solenne processione. La aprivano alcuni riccamente travestiti secondo il voto fatto: c’era uno vestito da soldato con tanto di cinturone un altro da cacciatore in mantellina, sandali e spiedi, un terzo, mollemente ancheggiando, tutto in ghingheri, faceva la donna: stivaletti dorati, vestito di seta, parrucca. C’era chi, armato di tutto punto, schinieri, scudo, elmo, spada, sembrava uscito allora da una scuola di gladiatori; e non mancava chi s’era vestito da magistrato, con i fasci e la porpora e chi con mantello, bastone, sandali, scodella di legno e una barba da caprone, faceva il filosofo, due, poi, portavano delle canne di varia lunghezza, con vischio e ami, a raffigurare rispettivamente il cacciatore e il pescatore […]
Mentre queste divertenti maschere popolari giravano qua e là, la vera e propria processione in onore della dea protettrice cominciò a muoversi. Donne bellissime nelle loro bianche vesti, festosamente agghindate, adorne di ghirlande primaverili spargevano lungo la strada per la quale passava il corteo i piccoli fiori che recavano in grembo, altre avevano dietro le spalle specchi lucenti per mostrare alla dea che avanzava tutto quel consenso di popolo, altre ancora avevano pettini d’avorio e muovendo ad arte le braccia e le mani fingevano di pettinare e acconciare la chioma regale della dea, altre, infine, versavano, a goccia a goccia, lungo la strada, balsami deliziosi e vari profumi. Seguivano uomini e donne in gran numero che con lucerne, fiaccole, ceri e ogni altra cosa che potesse far luce, invocavano il favore della madre dei cieli.”
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