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Ghost Images.

(Cartoline a Ponzone) a cura di Lost Dream Editions

“L’uomo nell’ombra” è un film piuttosto intrigante di Roman Polanski ( Francia Germania UK 2010 ). Il titolo originale, “The Ghost Writer”, è un’espressione idiomatica inglese corrispondente al nostro, piuttosto razzista, “negro”: indica chi a pagamento scrive un testo che è poi firmato da un altro.
Mi sono accorto che le lettrici e i lettori delle mie note iconologiche sono di più di quante e quanti clikkano “mi piace”. Sono lettrici e lettori “fantasma”, insospettati, che compaiono scrivendo, in un commento a un post, che mi seguono da tempo: Ghost Readers. Mi è venuto di pensare a loro, seduto su una panchina nel verde dopo una corsa in bicicletta, riflettendo sullo stratagemma messo a punto da Ando Gilardi, ma mai messo in pratica, di cui ci ha reso partecipi quando, riammesso per la seconda volta nel Giardino Terrestre di Facebook, si è scusato per avere involontariamente offeso la sensibilità di qualcuno. Poiché sono le immagini che offendono, il vecchio “fotografo” suggeriva di condividere nei post solo le parole: e un link, che rimandava a un sito “offensivo”, dove poter vedere le Ghost Images, le “oscene” immagini fantasma, senza però minimamente inquinare il candore iconico del sito puritano “creato” da Zuckerberg.
A chi avesse ancora la faccia di lamentarsi si potrebbe raccontare la deliziosa storiella che si legge nell’imperdibile “manuale” scritto da Paul Watzlawick: “Di bene in peggio. Istruzioni per un successo catastrofico” ( Feltrinelli 2005 ). Una anziana signorina telefona alla polizia lamentandosi perché dei giovani stanno facendo il bagno nudi nel fiume davanti alla sua casa. Un poliziotto interviene e chiede agli “scostumati” di andare a bagnarsi più lontano. Poco dopo, la signorina telefona di nuovo dicendo che dal piano superiore vede ancora i giovani bagnanti, e il poliziotto chiede loro di spingersi ancora più lontano. La sessuofoba richiama per la terza volta, lamentandosi che, con il binocolo, riesce ancora a vederli.
Alle Ghost Images, alle “immagini fantasma” Ando Gilardi ha dedicato una buona parte del suo interesse e delle sue riflessioni, che si possono leggere nella sua “Storia della fotografia pornografica” ( Bruno Mondadori 2002 ), nei volumi della “Storia infame della fotografia pornografica”, e in numerosi scritti sparsi: e non poteva essere diversamente, dal momento che si è sempre occupato, e il suo è stato un approccio purtroppo scarsamente seguito, del consumo sociale delle immagini, e quello delle fertili, sommerso trascurato quando non disprezzato, che ha accompagnato da sempre la storia dell’uomo, ha conosciuto un enorme sviluppo proprio grazie alla fotografia e alla fotoincisione fino all’attuale diluvio iconico in internet.
Nell’immagine:
Copertina del volume X della “Storia infame della fotografia pornografica”, luglio/agosto 1988.

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