È noto che la parola “farina” trae origine dal primo cereale utilizzato dall’uomo in campo alimentare: il farro (triticum moncoccum). Nell’Antica Roma il farro, alimento principale della dieta dei popoli italici, era oggetto di culto come gran parte dei prodotti (ed elementi) naturali che costituivano la base del sostentamento umano dei tempi. Il 17 febbraio in concomitanza con le Februaria (feste di purificazione dedicate alla dea Februa) e con gli altri riti che celebravano la fine dell’anno romano (Equirra, Terminalia, Lupercalia, Parentalia-Feralia) i latini erano impegnati in un’altra particolare festa chiamata Fornacalia, la festa dei forni (dedicata alla dea Fornace) e della tostatura del farro.
Si dice che ad istituire questa celebrazione fosse stato il leggendario re Numa Pompilio, ciò pone la ritualità in epoca antichissima e spiega come le Fornacalia fossero uno dei passaggi fondamentali della chiusura dell’anno agricolo e del ciclo alimentare.
Durante le Fornacalia i chicchi di farro maturo destinato all’alimentazione, venivano tostati nei forni e liberati dal loro duro involucro, per essere resi più digeribili, gustosi e facili da conservare; allo stesso tempo venivano controllati i campi seminati a novembre e, in caso di scarsa germinazione, con il farro accantonato si procedeva ad una seconda semina primaverile. Questa seconda semina ancora si attua in Centro Italia e la sua importanza per la sicurezza alimentare delle popolazioni antiche è testimoniata a livello religioso dal permanere moderno del culto di San Biagio (3 febbraio) protettore, tra l’altro, proprio delle semine primaverili, e preposto al rito della benedizione delle sementi, di pane, vino, frutta e cereali .
Ovidio, scrivendo delle Fornacalia, così racconta la nascita della festa: “[…] gli antichi seminavano farro, mietevano farro, e offrivano a Cerere le primizie del farro raccolto: istruiti dall’esperienza lo diedero a tostare alle fiamme, ma per loro colpa subirono molti danni. Infatti talvolta invece di farro raccoglievano grani carbonizzati, e talora il fuoco si apprendeva alle loro stesse capanne. Allora si istituì la dea Fornace: e lieti i coloni pregano Fornace di trattare con moderazione le loro messi.”
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