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Diorami sacri e profani.

(Cartoline a Ponzone) a cura di Lost Dream Editions

Poco prima del Natale del 2013, un ascoltatore telefona a Radio Popolare lamentandosi che per il “presepe” laico da allestire nella sede della radio qualcuno abbia proposto di collocare sulla capanna, invece della classica stella cometa, una foglia di canapa. Quella telefonata non mi ha minimamente stupito, anzi: me l’aspettavo. Finché si tratta di “aggiornare” le pecorelle con dei barboncini bianchi ( e uno nero, come ha proposto una ascoltatrice più maliziosa ), nessuno si sente in dovere di dissentire, ma altre indelicate, per qualcuno, sostituzioni possono provocare reazioni più che prevedibili.
In quasi tutte le culture, religiosità e sessualità sono argomenti tanto interessanti quanto pericolosi. La loro contaminazione, in particolare quella iconica, può dare origine a una miscela esplosiva: si pensi al disegnatore olandese sulla cui testa pende una “fatwa” per averle mescolate nelle sue vignette “islamiche”.
Non so se la proposta “psicotropa” di sostituire, nel laico diorama vivente, la cometa di Halley con una foglia di canapa sia stata accettata, anche se sono propenso a credere di no. Nelle mie ricerche sulle immagini fertili e ieratiche, io, non per vigliaccheria ma per una sana prudenza acquisita nel tempo, ho sempre preferito non mescolare la religione e la sessualità, due delicati argomenti meno lontani fra loro di quanto comunemente si crede e riguardo ai quali la razionalità non ha buon gioco. Susan Sontag, una lucida intellettuale statunitense che di immagini e religione se ne intendeva parecchio, è stata piuttosto esplicita a riguardo: «La religione è probabilmente, dopo il sesso, la seconda risorsa in ordine di importanza che gli esseri umani abbiano a disposizione per farsi saltare in aria il cervello». ( Susan Sontag, L’immaginazione pornografica, in Paragone, dicembre 1967 ).
Nell’utopico, ingenuo, Giardino Terrestre vagheggiato dagli ebrei non c’era spazio per entrambe: gli ospiti “felici” si accorsero di essere nudi, e di provare una reciproca attrazione sessuale, solo quando, dopo avere violato un ordine “divino”, cioè religioso, sono stati sfrattati.
Nella concezione ebraico-cristiano-islamica la religione e la sessualità non vanno a braccetto, e le sostanze psicotrope – capaci di ampliare o distorcere esperienze psicofisiche e proprio per questo adottate nella liturgia di alcune religioni – con la sola eccezione del “sacro” vino non hanno diritto d’asilo. Gli islamici, cui la religione vieta anche questa “sacra” droga, “si consolano” mangiando o fumando la “cometa” che credo proprio non sia stata posta sulla capanna del “presepe” laico.
Nell’immagine:
Quando la droga socialmente accettata scarseggia, la si produce anche miracolosamente:
Juan de Flandes, Le nozze di Cana, 1500 circa.
New York, Metropolitan Museum of Art.

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