In questi giorni di clausura forzata sono pochi coloro che riescono a godersi pigramente la “pausa” : la maggior parte di noi ha desideri di evasione irresistibili. Vorremmo andare al ristorante, vedere gli amici, fare quel viaggio che abbiamo rimandato, addirittura emergono smanie assurde che mai avremmo avuto prima di trovarci confinati in casa, voglie che si dissolverebbero immediatamente con la fine del “rigore”.
Incredibilmente però, dopo aver vituperato per anni vicini e condomini, ora che ci tocca restare a casa, tutti ci sembrano una compagnia degna di attenzione, pur di scambiare qualche parola. I più audaci cantano, suonano, rallegrano, diventano molesti, ma ok, va bene così!
Le finestre delle nostre e delle altrui case sono diventate più interessanti dei monitor, sono occhi spalancati sulla vita di coloro che sono stati sempre gomito a gomito con noi, ma che spesso non conosciamo.
Pian piano la solidarietà, che a fianco della paura risorge naturale nei momenti di pericolo, si fa largo e illumina le nostre vite come mai avremmo pensato.
I balconi sono diventati i nostri nuovi “social” o meglio, le nostre piazze, dove organizzare flash mob ad ore precise, per continuare a scandire una quotidianità che l’isolamento rischia di dissolvere.
Ci siamo riscoperti il popolo più canterino del globo e da quelle piccole “penisole” che si protendono sulla città gridiamo la nostra voglia di reagire e di resistere, incoraggiamo i medici, gli infermieri, gli operatori e i lavoratori che sono costretti a rimanere in trincea. È proprio vero che l’umanità nasconde risorse impensabili. La prossima sfida sarà quella di mantenerle in campo anche quando la crisi sarà passata.
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