La visita di ospiti illustri tra le pagine di Fotocrazia, il mio blog su Repubblica online, mi ha sempre riempito di orgoglio. Ma la sua, all’epoca, anche di sincero terrore.
Con Ando Gilardi, grande storico della fotografia sociale ma anche debordiano-debordante provocatore culturale, non si era mai sicuri di nulla. Non temevo tanto i suoi giudizi sui miei pensierini, ma che spaventasse troppo i frequentatori del blog che magari non lo conoscevano.
Ovviamente, sottovalutavo Ando. Che all’irruenza guascona mescolava la sapienza e una dose di insospettabile misura. È un vero dolore non avere più le sue incursioni in Fotocrazia, a volte servirebbero davvero.
Dunque l’intenzione era questa, recuperare dagli archivi di Fotocrazia (dove sono ancora tutti presenti, ma un po’ difficili da trovare fra decine di migliaia di commenti) gli interventi di Ando, che suppongo manchi a voi come a me, e riproporveli per vostro gaudio e istruzione.
Di nuovo, sottovalutavo Ando. La ricerca ha prodotto una valanga, un’eruzione vulcanica di testi. Qualcosa come un centinaio di pagine. Piene di riflessioni che, per essere frammentarie e legate a discussioni ormai perdute, non sono per questo meno interessanti.
Si sono rese necessarie alcune scelte, per rendere agevole la lettura. I riferimenti troppo specifici alla discussione che allora era in corso sono stati eliminati. Ne risulta forse un Ando un po’ aforistico e frammentario, ma dopo tutto era questa una delle sue caratteristiche.
Mi auguro che questo assaggio di inediti gilardiani piaccia ai suoi lettori affezionati, che vi riconosceranno molte delle sue opinioni già note, ma espresse a volte in modo più irruente e divertente, e forse vi troveranno qualche angolo non ancora esplorato della sua personalità.
Buona lettura.
Michele Smargiassi (il Fotocrate)
Ando a casa del Fotocrate
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